La penna degli Altri 16/04/2010 09:23

Un anno da Ranieri

Era un sabato, era la trentaduesima giornata e la sfida al vertice finì con un pareggio (1-1) che lasciò esattamente le cose come stavano prima del fischio d’avvio dell’arbitro Farina: Inter avanti di dieci punti e Ranieri ad un passo dell’esonero. Pochi giorni dopo, la venne eliminata in semifinale di Coppa Italia a Torino dalla Lazio, poi pareggiò quattro partite di fila in campionato e, a due giornate dalla fine, Ranieri venne messo alla porta, sostituito da Ciro Ferrara.

La non può stare al secondo posto, il motivo del licenziamento dell’allenatore di Testaccio. Domenica sarà il 18 aprile e sarà un anno esatto da quel Derby d’Italia di Torino. Ranieri ora è in vetta alla classifica del campionato con la Roma: la sua squadra ha diciassette punti più della che ha cacciato anche Ferrara e che sta rincorrendo disperatamente un posto in .

E domenica la Roma di Ranieri affronterà la Lazio in un derby mai visto con l’obiettivo di continuare a vivere un sogno. La Roma dei ventitre risultati utili consecutivi, delle cinque vittorie nelle ultime cinque partite e che domenica scorsa battendo l’Atalanta ha sorpassato l’Inter in cima alla classifica è soprattutto merito del tecnico che la un anno fa ha mandato via come se fosse l’ultimo al mondo e che adesso rimpiange. Claudio ha preso la Roma ultima in classifica con zero punti dopo due partite e, pian piano, l’ha portata in vetta.

Un capolavoro, tutto considerato, che ha alla base cose semplice come il lavoro, la passione, la disciplina e la professionalità. E’ stato leale con tutti, non ha barato con nessuno. Ha urlato quando c’era da urlare, ma non ha mai negato a chiunque una parola buona. Ha fatto giocare tutti, vip e sconosciuti, senza pensare al curriculum di questo o quello ma solo in base alle necessità della squadra. Ha capito e si è fatto capire. Ha gioito e si è disperato. Ha indovinato e ha sbagliato. Ha cambiato e ha confermato. Ha attaccato e si è difeso. In parole povere, ha fatto l’allenatore come si faceva una volta. Quando cioè contava l’essere e non l’apparire, e i comportamenti erano sempre quelli giusti. A prescindere.