La penna degli Altri 20/04/2010 11:51

Totti, i lucchetti e Ulisse Ranieri

Avere l’affetto di Roma è avere l’affetto del mondo. Tutto. Per questo , nel giorno del Mondiale 2006, ha detto di preferire la gioia di una con la Roma; per questo si è ricamato il Colosseo sulle scarpe da calcio. A rileggere le parole di Claudio Ranieri alla vigilia del derby si capisce che aveva intuito tutto. «Non voglio sentimenti». Ranieri aveva capito che i suoi «romani de Roma» erano già asfissiati dal loro amore assoluto, da un derby che valeva troppo e che avrebbe bloccato le loro gambe come un lucchetto di Ponte Milvio.

Nella stessa conferenza aveva ricordato: «Sono partito a 14 anni dalla ». «Partito», parola chiave nella storia di Ranieri. E’ salpato oltre le colonne d’Ercole e ha allargato il mondo. A Valencia ha imparato a sostituire Romario; a Londra si è fatto british; a Torino, terra di astuti gesuiti, come diceva Capello, ha imparato a sostituire Del Piero e rilanciato lo stile , che sta agli antipodi della , porto di partenza. Al termine di questa odissea che l’ha fatto ricco di esperienza, Ulisse è tornato a Itaca e l’ha conquistata con un derby, sostituendo i due re di Roma. Non fosse partito, non avesse spezzato il suo lucchetto tanti anni fa, non avrebbe avuto la forza di farlo. Non significa che Ranieri ami la Roma meno di altri. Anzi, la doppia, storica sostituzione è un messaggio d’amore: «Ragazzi, voi siete da scudetto anche senza chi vi rappresenta in copertina». Al primo anno di Roma, Perrotta osò dire: «Se la Roma vince, vince ; se perde, perdiamo noi». Venne insultato per strada con la famiglia. Ranieri domenica ha dimostrato che se la Roma vince, vincono anche gli altri. Se il capo mancava in battaglia, gli indiani si ritiravano smarriti; la Roma di Ranieri non lo farà. Ora sa che può vincere anche senza.