La penna degli Altri 26/04/2010 11:25

Roma che rabbia

LA FINE - L'Olimpico, meraviglioso, ap­plaude i suoi ragazzi, li sostiene fino al­l'ultimo saluto mentre la Sampdoria di Cassano e Del Neri festeggia sotto il set­tore ospiti dove di solito stanno i laziali. Ha incitato la Roma per tutta la partita, dal riscaldamento in su, con la forza del suo pieno, sotto gli occhi divertiti di Na­dal e Djokovic, impegnati qualche metro più in là agli Internazionali di Tennis. L'­ha incitata anche nel momento della re­sa, con quel coro « Che sarà sarà, ovun­que vi seguirem, ovunque vi sosterrem » che è riser­vato alle occasioni peggio­ri. Nacque in un pomerig­gio piovoso del 1985, quan­do il Bayern Monaco vinse all'Olimpico, sempre 2-1, e chiuse la Coppa delle Cop­pe romanista. Un anno do­po Roma-Liverpool, un an­no prima di Roma-Lecce, altre due pagi­ne di drammi giallorossi.

Proprio Cassano prova a consolare Tot­ti, incredulo. si divincola, non per ostilità verso l'ex amico ma perché non riesce a controllare le emozioni negative. Non è facile stare calmi. rin­grazia timidamente la , la gui­da di una notte da ricordare e poi rimuo­vere. Burdisso, interista nel cartellino ma non nell'anima, si copre il volto con la maglia. Ranieri invece guarda nel vuoto, magari interrogandosi sulle sostituzioni del secondo tempo. Ma l'immagine della Roma violentata è nella partita di John Arne Riise, il glaciale uomo del Nord: due chiusure sbagliate su Pazzini, involontariamente sadico nella sua tipica esultanza ( « Mi avete vi­sto? » ) , due tiri indirizzati in porta e disinnescati da Storari, romano romanista insuperabile, e i suoi scudieri. E' appun­to Riise il primo giocatore a sbucare dal­la doccia calda eppure freddissima. La testa è china, piena di “se” e di “ma”, le famose parole con cui non si fa la storia.

FUORI STRADA - Evidentemente le stelle del campionato hanno cambiato simpa­tia, tutte insieme, sul più bello e sul più brutto. E poco importa, adesso, che ci siano ancora tre partite da giocare. Zero speranze nel miracolo della Lazio. Chis­senefrega anche della finale di Coppa Italia. Dopo 24 partite senza sconfitte è arrivato lo stop, la sbandata fatale sul «rettilineo» indicato da Ra­nieri. Come per la Roma di Capello ( e di . E di Cassano...) otto anni fa. Ro­ma bella, forte e seconda. Ora è il momento dei rim­pianti, anche se nessuno avrà mai il coraggio di im­putare nulla a questa squa­dra. Semmai, come Rosella Sensi, qualcuno se la prenderà con l’ar­bitro Damato. Per quello che serve or­mai. E pensare che era cominciata bene, benissimo, con quel gol di cinque mesi dopo l'ultimo ciuccio all’Olimpico. Era una festa, si respirava gioia. Un se­colo fa.