La penna degli Altri 27/04/2010 12:11

Quel passato non si dimentica

E questo sarebbe il meno, perché l'euforia per aver vinto un derby così importante e in quel modo è una roba difficile da arginare con logica e fair play. Ma poi si è andati oltre, come spesso accade (anche qui fin troppo) nella capitale: à umorale che vive, soprattutto nella sua sfera calcistica, di follie ed eccessi. E allora sui maxi-schermi dell'Olimpico nel pre-gara Samp appaiono le sequenze della grande rincorsa giallorossa con i successi della Roma di Ranieri conditi da colonne sonore tipo colossal americano: molto kitch, poco senso... Sui viali verso lo stadio poi spuntano, seppur furtive, le maglie con soprà già scritto «Roma campione»: mamma mia! Vendute? Zero e giù scongiuri dei tifosi che le hanno anche solo intraviste. E ancora interviste in settimana di ex giocatori non esattamente baciati dalla fortuna nella loro storia calcistica, che auspicavano il quarto scudetto, mentre altri altrettanto «sfigati» commentavano a sorpresa la gara in diretta.

Ci si è messo addiritura quel fenomeno di Nadal sgabbiato dal confinante centrale del tennis. Tifoso del Real con uno zio che gioca nel , lì in bella mostra nel palchetto Vip (ovviamente offerto dalla Roma) con sciarpa giallorossa al collo. «A Rafael nun tornà che porti sfiga...» gli urla contro un tifoso mentre lo spagnolo se la svigna alla chetichella a fine gara. La festa al Villaggio Vip, ovviamente annullata... Ma chi l'aveva organizzata? Basta? Macché, ecco allora gli ennesimi annunci delle solite miss (?) di fantomatici spogliarelli in caso di... Striptease per altro mai fatti davvero finora.

C'è cascato anche Ranieri che insolitamente risponde con un applauso a centrocampo al calore del popolo giallorosso che lo acclama mentre la Roma si scalda nel solito angolo sotto la Tevere. Così come i saluti, fin troppo affettuosi, dei romanisti Perrotta e Vucinic con l'ex Cassano: invece, uno che di «purghe» se ne intende, aveva capito tutto e lo aveva salutato a mezza bocca. A un certo punto appaiono anche i labrador del salvamento: bravissimi, al mare! Il comparto «media» non s'era astenuto e aveva dato segnali inquietanti a partire dal parcheggio stampa, insolitamente spostato altrove. Ma già prima della gara i pronostici dei soliti iettatori esperti di fluidi, le solite aquile zebbrate, sostituti eccellenti mandati in campo in extremis, gente mai vista prima, biglietti finiti nelle mani delle «diffusioni» sbagliate, ospiti di tv satellitari che s'insediano in posti non loro creando parapiglia.

C'era addirittura Farouk con la meningite: uno che non porta bene per niente. Insomma, tutti quei gesti rituali che si fanno prima di una partita importante, in campo e fuori, erano stati «macchiati» in qualche modo alla faccia della cabala. Scaramanzie inattaccate per ventiquattro giornate, infrante in poco più di mezz'ora. Evidentemente a molti, seppur non a tutti, notti di lacrime romaniste come quella del 30 maggio del 1984 o pomeriggi assolati come quel 20 aprile 1986, non hanno insegnato nulla... Liverpool e Lecce non hanno nulla in comune... ah sì, il mare!