La penna degli Altri 10/04/2010 11:16

Non ci voglio credere

IL ROMANISTA (P. FRANCHI) - Caro Prandelli, la calunnia, si sa, è un venticello. E il venticello spira per Roma, si intrufola nelle case negli uffici nei bar e, quel che è peggio, nei cervelli. Portando con sé, sto parlando ovviamente della partita di stasera, una parola carina, familiare, che dovrebbe richiamare il caffellatte della prima colazione in famiglia, e invece evoca calciopolistiche schifezze: biscotto. Vorrei essere chiaro. Io al biscotto non credo. E fino a prova contraria continuerò a non crederci. Non certo perché abbia fiducia nel sistema- calcio: le ultime su Calciopoli, compresi i tragicomici tentativi di tirare in ballo la Roma, che in questa storia è parte lesa per definizione, stanno lì a dirci come stavano e forse anche come stanno tuttora le cose.

 
Non ci credo perché, come tutti i romanisti, ho avuto modo di conoscerla. In un momento terribile della sua vita, e per pochissimo tempo, lo so. Ma quei giorni, proprio perché così difficili, proprio perché tanto lontani da tutti i cliché sul cosiddetto calcio moderno, sono stati importantissimi. Tutti noi, compresi quelli che agli occhi di tanti moralisti un tanto al chilo sono solo brutti, sporchi e cattivi, abbiamo capito che Lei è una persona vera.
E Lei, sono convinto anche di questo, ha capito che anche noi, brutti, sporchi e cattivi compresi, siamo gente vera, ancora capace di distinguere le cose che nella vita contano di più e quelle che contano di meno, molto meno. Ci siamo separati, prendendo ciascuno la propria strada, con le lacrime agli occhi ma pure con serenità e con reciproco rispetto.
 
Anche a me è capitato di prestare orecchio alle calunnie, e magari pure di contribuire, nel mio piccolo, a propagarle. Me ne vergogno un po’, e chiedo pubblicamente scusa. Prima di tutto a Lei, che magari si sarà involontariamente lasciato sfuggire qualche parola di incerta interpretazione, ma è al di là di ogni dubbio un allenatore e prima ancora un uomo per bene. Sono certo che stasera, e poi nella partita di ritorno di coppa con l’Inter, in questi centottanta minuti che valgono una stagione, la  farà di tutto e di più, comunque
vada a finire, per confortarmi in questa convinzione. Una pia illusione? Tutto può darsi. Ma insisto, caro Prandelli:anche se non ci siamo mai conosciuti, ho la presunzione di conoscerla un po’. Dunque non ci voglio credere, e non ci credo.
In bocca al lupo, con stima e rispetto.