La penna degli Altri 03/04/2010 11:24
La Roma sul portone
«Ogni partita sarà un super esame, ma finalmente ci giochiamo un esame piacevole. Prima era sempre la partita più difficile perché stavamo con lacqua alla gola. Ora stiamo bene fisicamente, siamo motivati. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra e sapere che andiamo a giocare contro una grandissima squadra. Che ha fatto un campionato bellissimo, che sta giocando un gran calcio. Dobbiamo essere molto umili e molto concentrati per farcela» avverte Ranieri che insomma guarda solo al Bari e non alla capolista ora vicinissima in classifica.
Ma ai campioni dItalia mette pressione a parole: «LInter ha qualcosa in più perchè sta un punto avanti alla Roma. Dietro ai nerazzurri, ci siamo noi e terzo il Milan. Favoriti sono loro. Devono vincere. Noi però stiamo là e adesso ci aspetta il rettilineo. Non ci si è aperta unaportamaunportone. Dobbiamo lottare. Se poi loro saranno stati più bravi di noi gli stringeremo la mano». Con Mourinho, però, cè un conto aperto dallanno scorso. Così attacca il portoghese che alimenta sospetti sul calcio italiano, consigliandogli di star calmo e ricordandogli i favori ricevuti dallInter nello scontro diretto di sabato scorso: «Non so se si riferiva agli arbitri, ma posso ricollegarmi alla squalifica ricevuta quandohafatto il gesto dellemanette. Mourinho deve stare sereno, gli errori ci sono da una partee dallaltra. Contro di noi hanno segnato un gol che doveva essere annullato. Penso anche al calcio di Chivu a Toni, il rumeno non è stato espulso.Così come Lucio su Vucinic. Anche Mourinho dovrebbe accettare le decisioni dellarbitro. A noi ultimamente non ci hanno fischiato quattro-cinque rigori e non ci siamo lamentati mai. Lasci stare i sospetti, anche gli arbitri sbagliano. Contro di noi lInter ha perso, è stata anche sfortunata perché ha preso tre pali. Capisco la tensione, ma non cè niente».
A proposito di arbitri, a Bari ci sarà Rizzoli (incrociato anche ieri pomeriggio sullaereo), contestato dai giallorossi a Napoli. Ranieri chiarisce: «Mi sento sereno perché Collina pondera e manda gli arbitri per cercare il massimo per tutte le squadre. Poi lerrore ci sta. Ripeto che a Napoli, guardato lepisodio alla tv, la palla sbatteva prima sulla coscia e poi sul braccio, per cui non era rigore. Ma dalla sua posizione Rizzoli non poteva notare la palla sbatteva sulla gamba di Mexes: ha visto solo che toccava il braccio. Così lha dato»
Insiste sulla sua serenità, accostandola al nervosismo dei campioni dItalia: «Lallenatore dà tutto al suo gruppo: limpronta, il carattere, il gioco, la filosofia. Per cui la squadra è figlia sua nel bene e nel male. Adesso quanto possa condizionare non lo so. Noi dobbiamo giocare a calcio: sereni, senza essere troppo carichi. A me non piace drammatizzare troppo. Eil mio carattere. Ero così da giocatore e da capitano.Ame non piace dare addosso agli arbitri. Sbagliano come noi e non mi piace fare la vittima. Non so quanto Mourinho condizioni lInter che è figlia sua ed è una figlia splendida, ce lo ha fatto vedere anche laltra sera in coppa: meritava di più di quel gol».
Precisa subito, su se stesso: «Io sono felicissimo. Allenare a casa mia è una doppia responsabilità perché prima sono allenatore edoposonotifoso. Per cui se si vince sono doppiamente contento. Se invece si perde sono doppiamente amareggiato. E tutto al quadrato, per me». Si prende i suoi meriti quando, nel paragone questa Roma a quella del 2001, sottolinea che «quella era una super squadra, pagata e costruita pezzo per pezzo, quindi non cè nessuna similitudine con questa ». Presa allultimo posto in classifica, aggiungiamo noi. Ne approfitta per ricordare il suo lavoro in campo. «Non è cambiata la preparazione, è sempre la stessa. Si è salvato così il mio Parma quando era retrocesso; la mia Juventus èarrivata terza venendo dalla retrocessione e lanno dopo seconda. Tutto qua. Ogni tanto va ricordato». E sistema pure Del Piero che chiede indietro i due scudetti tolti al club bianconero: «Quella è stata una delle pagine più brutte del calcio italiano e ritirarla ogni volta fuori è come parlare di una certa sostanza».