La penna degli Altri 19/04/2010 12:23

La deriva ultras che umilia lo spettacolo



Ranieri, tra il primo e il secondo tempo, ha sostituito e , cioè la «romanità» acclarata della Roma. Li aveva già visti strani in settimana, ha detto. Troppo carichi. E nel primo tempo c’erano davvero in campo due spettri al posto di due campioni. Togliendo loro, Ranieri non ha fatto un sacrilegio. Al contrario, ha dato alla squadra il segnale che la partita si poteva vincere solo riducendo la pressione. Facendola tornare alla normalità e chiudendo il duello rusticano. Lungi da noi paragonare e , o Radu e altri laziali che si sono scatenati a partita finita, a chi gira con il coltello in tasca o a chi attacca in dieci contro uno un tifoso dell’altra squadra. Però c’è un concetto di «romanità» che va chiarito una volta per tutte. Non c’è una patente di «vera cittadinanza» che appartiene a una o all’altra sponda. Ragionando così, quando non è più uno scherzo ma diventa un vero modo di pensare, si finisce per costeggiare il pensiero razzista e per giustificare la violenza.

Claudio Ranieri, facendo lunghe e importanti esperienze all’estero, non ha perduto i tratti salienti di chi è nato in questa meravigliosa à, ma si è anche aperto a nuovi orizzonti. L’unica salvezza, se si vuole salvare il calcio dalla malattia mortale che lo sta uccidendo, è proprio questa: coltivare la propria diversità, ma non farla diventare un ghetto. Il derby di ieri è stato un micidiale concentrato di emozioni, ma non per questo meritava una fine come quella del dopo gara, tra la Farnesina e Ponte Milvio. Così non vince nessuno. Così perdono tutti.