La penna degli Altri 14/04/2010 10:09

La città del derby. Colosseo: una partita che farà storia

Lo stadio è dall’al­tra parte, del Tevere e della à. Lontano dalle risate dei turisti stra­nieri, lontano dalle voci dei bambini di tutta Italia in gita con le maestre. Eppure si materializza quasi magi­camente sulle bancarelle di souve­nir: tra una foto del Papa e un mo­dellino del Colosseo, ecco un adesi­vo con l’Olimpico visto dall’alto, sti­lizzato come se fosse dipinto a mano. Difficilmente finirà su qualche bel frigorifero americano doppia anta da famigliona oversize. « Lo compra­no solo gli italiani, o magari spagnoli e in­glesi, quelli che sono venuti a giocare in negli ulti­mi anni » , ci spiega uno degli ambulanti che ogni giorno con la bancarella è lì sotto, che piova o che splen­da il sole.

D’altra parte, come dargli torto: vuoi mettere con il Colosseo? Non c’è partita.

« E poi sapete come sono ‘sti ame­ricani, a loro piace il baseball o quel­l’altro football » , spiega Marco, uno dei vetturini che parcheggia la sua botticella all’ombra per far riposare il suo cavallo, Giorgio. Lui scarrozza americani su e giù per Roma, prova a spiegargli il fascino del calcio, la magia del derby con la Lazio, ma niente. Per quelli lì il football è solo quello della palla ovale, dei caschi e delle armature: vanno via, salutano e gli lasciano per ricor­do un berretto dei Wa­shington Redskins.



Le bancarelle sono a loro modo un simbolo d’integrazione. I pro­prietari sono tutti ita­liani, anzi romani de Roma, stanno lì da ge­nerazioni. Però chie­dono aiuto a commessi che vengono magari dall’India o dal Bangladesh. In questo melting-pot dove anche le guide turistiche sono spesso stranie­re e non parlano l’italiano, restano pochi punti fermi per sentir risuona­re una parlata nostrana. Ci sono i fi­guranti che posano per i turisti, in­tanto. E poi i chioschetti dove com­prare panini e snack, bottigliette d’acqua e gelati. Restano aperti sei giorni su sette, fino al primo pome­riggio o fino alle otto di sera quando arriva la primavera. E la domenica si fa a turno: chi non lavora riesce a scappare allo stadio, chi resta si arrangia come può.

La radio, intanto, quando va be­ne una piccola tv da sintonizzare sulle emittenti locali. « Ma ora ci sono antenne nuove da mettere sul tetto dei furgoncini, almeno il digitale terrestre dovrem­mo prenderlo », raccontano Alessan­dro e Fabio, amici e concorrenti uni­ti nei colori giallorossi. Aspettando la tecnologia, toccherà fare una cor­sa per volare all’Olimpico. Un derby così non si può perdere.