La penna degli Altri 16/04/2010 08:52

Giallorosso e...argentino

Non può essere né arancione, né grigio. Prendi una mattina qualsiasi, di un giorno qualunque. Trigoria è un’arena di voglie e desideri. Il derby dei derby fa capolino nelle menti di chi ha scelto di trascorrere qualche ora a ridosso dei propri campioni. C’è aria di festa, di un’emozione che da qui a tre giorni potrebbe

trasformarsi in delirio.E noi abbiamo chiesto a tre tifosi di raccontarci il perchè del loro tifo.



«Mi chiamo Emilio e ho 17 anni. Vivo alla Garbatella e faccio il liceo scientifico. Anche se ultimamente e non dovrei certo dirlo qui appena posso mollo i libri, i professori, le interrogazioni e mi fiondo sul muretto di cinta della cittadella romanista. Non ne posso proprio fare a meno . La prima volta all’Olimpico è stata in una gara col . Ricordo l’emozione forte e la sorpresa di vedere uno stadio grandissimo tutto colorato. Un cammino lungo un anno, fino al match tricolore col Parma, che sancì l’inizio del sogno: Papà mi portò in giro con un cappellino e la faccia dipinta. Quanto mi sono divertito».»



«Io invece sono Davide e il mio amore per la Roma nasce nel 2000, quando ancora bambino, mi sono trasferito nella mia nuova famiglia italiana. Non nasco qui. I miei genitori biologici, argentini di Buenos Aires, li ho persi a quattro anni per colpa di un brutto incidente stradale. Un’infanzia segnata da rinunce e momenti di profondo sconforto. Poi, una luce: mamma Elisa e papà Marco. Ed è proprio papà, che mi ha trasmettesso la passione per la Magica. Ricordo quando sono atterrato a Fiumicino, c’era lui che mi aspettava con in mano la sciarpetta. La cosa divertente è che non capivo che cosa fosse e il motivo di quei colori».



«Anche la mia storia è singolare se non altro per la mia età. Non credete? Sono Umberto e so’ romano verace. e non sono certo un pupo. Ho 77 anni, lo spirito è quello di quando stavo con la mia famiglia a Cassino e mi dovevo. nascondere durante i bombardamenti. Di aneddoti ne ho a quintali, ognuno con

il suo fascino e particolarità. Per mezzo secolo ho fatto l’ambulante in centro e, fra stranieri, ladri e giocatori ne

ho viste di tutti i colori. Una volta incontrai per caso Pierino Prati, un ragazzo molto simpatico ed educato. Mi

regalò una collanina che ancora conservo gelosamente. Guardate che sono uno tosto. Ogni tanto, quando mia moglie esce per fare la spesa al mercato a San Lorenzo, io mi infilo le scarpe da ginnastica, l’accompagno, saluto gli amici e prendo i mezzi pubblici fino alla stazione Laurentina. Da lì, mi aroa di pazienza, sistemo il giornale sotto il braccio e mi faccio quattro passi fino a Trigoria. Di tempo ne ho molto e la voglia di giallorosso non riesce a passarmi. E’ come una malattia che mi sta dentro e mi fa sentire ancora un pischello. Allo stadio sono anni che non vado, perché bisogna fare pure un po’ di economia, ma non importa: stare a due passi da e in mezzo a tanti tifosi è il regalo più bello che il Dio mi abbia fatto finora».

«Senti...giornalista...ci sono anche io! So’ Alessandro. 48 anni, rappresentante per una nota azienda di cancelleria. Non vivo nella Capitale ma a Grosseto. A due anni, per esigenze di lavoro di mio padre, mi sono dovuto trasferire in Toscana. La mia casa, compresi i cani, è un santuario romanista. Ho contagiato anche i miei figli e la compagna e ora sono della mia stessa fede calcistica. Per ovvi motivi giro molto il centro Italia, Roma non faceva parte delle mie zone ma ho chiesto al capo area di assegnarmela. Respirare l’aria magica della à eterna è come un premio. Quando mi devo muovere per incontrare qualche cliente, lo faccio

con largo anticipo proprio per ritagliarmi un pochino di tempo e fare un salto al Bernardini. Non ho bisogno di

grosse necessità, mi basta prendere un caffè, fare quattro chiacchiere con gli altri tifosi, sentire il romanesco e andare a caccia di autografi per la mia collezione. Sono contento così. Senza dar fastidio o pretendere niente. A me interessa poco che la deviazione "trigoriense" comporti qualche euro in più di gasolio, ognuno ha le sue fisse e le proprie perversioni».

Tre storie di passione senza limiti geografici o età. Tre racconti dello stesso sogno che si chiama Roma.