La penna degli Altri 22/04/2010 12:27
E' ancora Roma-Inter

Il tecnico giallorosso ha deciso di dare un po di riposo ai più affaticati ma dopo lespulsione di Cassetti, lassenza di Pizarro si è avvertita drammaticamente perché non cera nessuno in grado di tenere palla per farla girare. E così la squadra si è progressivamente (e pericolosamente) schiacciata davanti a Julio Sergio, uno dei pochi che ha fatto per intero il suo dovere. De Rossi, molto distratto e impreciso, non è riuscito a surrogare il compagno cileno. Hanno festeggiato i mille arrivati da Roma (segno tangibile del grande entusiasmo che circonda in questo momento la squadra) ma se il portiere brasiliano con il rocambolesco aiuto del palo non avesse impedito a Inler di bissare il vantaggio, probabilmente adesso racconteremmo unaltra partita.
La più strana semifinale del mondo, landata giocata quando lItalia era sotto la neve, il ritorno con le famiglie che già programmano le prossime vacanze al mare. Bizzarrie di un calendario che il prossimo anno dovrebbe essere un po meno bizzarro ma che nel frattempo ci ha fornito loccasione di vedere una squadra allOlimpico con un allenatore in panchina (De Biasi) e al Friuli con un altro (il «ritornante» Marino). Essendo incastonata fra due giornate di campionato decisive (la Roma domenica dovrà difendere il primato contro la Samp, lUdinese potrebbe conquistare in casa gli ultimi punti validi per la salvezza), la partita ha finito per essere vissuta più come un impaccio che come una occasione. Il risultato dellandata (2-0 per i giallorossi) invitava da un lato (la Roma) a una tattica «conservativa» (quindi prudente) e dallaltro a perseguire lobiettivo con una certa misura agonistica anche per evitare guai fisici che in questo periodo della stagione possono avere conseguenze devastanti sul rendimento collettivo.
Un rischio, questultimo, che non ha saputo evitare Sammarco, infortunatosi quasi alla mezzora del primo tempo obbligando Inler a entrare sul terreno di gioco con qualche anticipo sui programmi di Marino. Linfortunio ha obbligato lallenatore friulano a rivedere un po i suoi piani: Isla inizialmente regista si è spostato sul centro-destra lasciando la vecchia posizione al nuovo entrato. Ampio (ma non ampissimo) il turn over realizzato da Claudio Ranieri che ha rinunciato a Perrotta, Juan, Pizarro, Vucinic, Menez e Totti. Modulo molto « chiuso » ( 4- 4- 1- 1) per fare densità in mezzo al campo e lasciare poco campo alla velocità di Di Natale, Pepe e Sanchez. Per un tempo, a parte un bel tiro a fil di traversa di Asamoah, non si è visto nulla di particolarmente rilevante e se latteggiamento della Roma appariva più che comprensibile (il vantaggio acquisito allandata, la necessità di economizzare energie nervose e fisiche), quello dellUdinese risultava più incongruente.
Lo stesso ragionamento deve aver fatto Marino negli spogliatoi tanto è vero che nella ripresa latteggiamento friulano è cambiato e Di Natale ha immediatamente gettato alle ortiche una occasione per portare la sua squadra in vantaggio ( posizione ravvicinata, conclusione molto alta). La Roma si avvitava su se stessa con Toni molto falloso, Cassetti disattento, Faty poco calato nel ruolo di esterno sinistro, De Rossi poco preciso come regista e Baptista che maltrattava molti palloni (non era lunico, a dire il vero). Va bene la prudenza, ma la squadra giallorossa rischiava di addormentarsi in campo perciò Ranieri decideva di rinunciare a Toni (in aperta polemica anche con larbitro Banti) per Menez (con spostamento di Baptista in avanti). Le cose però non cambiavano, anzi lUdinese cominciava a crederci, inseriva un altro attaccante (Corradi) e trovava al 37' il gol con Sanchez (un lungo lancio che Riise controllava malissimo). Poi a complicare ulteriormente le cose provvedeva Cassetti facendosi espellere per doppia ammonizione (inutile il secondo fallo, a metà campo). La partita a quel punto si infiammava e Inler prendeva il palo con un tiro dalla distanza (Julio Sergio provvedeva a metterla in angolo). Poi era solo un lungo assedio e una lunga sofferenza. Verso il fischio finale.