La penna degli Altri 22/04/2010 10:20

Derby, resta in cella chi ha allestito l’arsenale

Il gip, Marcello Liotta, ha convalidato l’arresto del tifoso bloccato dagli agenti della Digos emettendo - come richiesto dal pm Condemi - un’ordinanza di custodia cautelare per detenzione e porto d’armi. Lasciano invece Regina Coeli altri quattro tifosi laziali fermati durante gli scontri: sono Massimo Mancini («Mio figlio non appartiene a gruppi ultrà» ha sottolineato ieri il padre Lino), Manuel Valeri, Stefano Ietti e Riccardo Monforte.

Il gip ha tenuto in considerazione il loro racconto e la tesi di uno dei loro avvocati, Giuseppe Sabato, che ha dimostrato come i quattro fossero estranei alle cariche. La Procura, intanto, sta valutando se procedere per tentato omicidio in merito al ferimento del tifoso romanista, Maximiliano I di 22 anni, accoltellato alla mandibola, e allo stesso tempo si sta attrezzando per far fronte a quella che si preannuncia come una stagione calda sul fronte delle indagini contro i capi della tifoseria violenta. E’ un’aria tesa, quella che si respira al primo piano della palazzina che ospita la Procura della repubblica, dove ci sono gli uffici dei procuratori aggiunti. Il fatto che a coordinare anche le prime indagini sugli scontri di domenica sia stato Pietro Saviotti, il magistrato più esperto di terrorismo che c’è a Roma, è certamente un indizio della preoccupazione per la ripresa di un fenomeno che in qualche modo, negli anni scorsi, sembrava essere sotto controllo. Gli investigatori della Digos romana hanno segnalato da tempo che le vecchie gerarchie che fino a un paio di anni fa garantivano in qualche modo l’ordine all’interno delle curve, sono ormai saltate.

Quella che viene considerata ”la base” del tifo romano non si riconosce più nei capi storici della Nord e della Sud e i fascicoli processuali aperti in Procura raccontano perfettamente la portata del fenomeno.

Così, se nell’ultimo derby si sono distinti i violenti di ”In basso a destra”, una costola del gruppo storico di tifosi laziali ”Banda de noantri”, allo stesso modo, dall’altra parte si è formato un gruppo ugualmente pericoloso, anch’esso composto da fuoriusciti della tifoseria organizzata romanista. Si tratta dei Bisl, acronimo di ”Basta infami, solo lame”, che ha dichiarato guerra alla polizia, ai carabinieri, ma anche ai capi delle tifoserie che utilizzano il loro potere per gestire in prima persona il business del tifo, dai biglietti per le partite, ai fondi delle società per le trasferte organizzate, fino alla vendita del merchandising ufficiale della società.

E’ in questo scenario che si stanno muovendo gli investigatori della Digos di Roma e della Procura, nella consapevolezza che da tempo l’ordine pubblico allo stadio non potrà più fare affidamento sulle rassicurazioni dei rappresentanti delle tifoserie ufficiali.