La penna degli Altri 13/04/2010 09:26

Da Ranieri a Montali, tutte le scelte felici della Sensi

Dietro il primato della Roma, che non era in testa da sola nel girone di ritorno dal 10 febbraio 2002, c’è però anche il lavoro della squadra che non si vede, quella formata dallo staff tecnico e dai dirigenti. E alla presidentessa Rosella Sensi, piaccia o non piaccia, va almeno riconosciuto il merito di aver scelto bene le persone per costruire un modello di società che deve fare ameno di un elemento fondamentale: tanto cash da investire in giocatori.

La decisione più importante è venuta con la scelta dell’allenatore per il dopo-Spalletti. E qui, per onestà di cronaca, va riconosciuto che le dimissioni dell’allenatore di Certaldo, che lasciò sul tavolo 4 milioni di euro netti per due anni di contratto, sono state fondamentali perché potesse arrivare Claudio Ranieri. Le casse della Roma non avrebbero potuto pagare un allenatore licenziato e un sostituto di prima fascia. Ranieri è arrivato con un contratto biennale che, nelle cifre fisse, era persino inferiore a quello di Spalletti: 2,3 milioni lordi per questa stagione e 3,7 per la prossima. Più alti i premi a rendimento, meno onerosi per la società i contratti del suo staff rispetto a quello di Spalletti.

I metodi di lavoro di Ranieri hanno rigenerato la squadra. La preparazione atletica del professor Riccardo Capanna ha fatto un mezzo miracolo: la Roma ha iniziato la stagione per prima, il 30 luglio, con i preliminari di Europa League, eppure corre ancora. Il dei portieri, Giorgio Pellizzaro, è alla base della grande stagione di Julio Sergio, che in tre stagioni aveva giocato solo un’amichevole e che è di gran lunga il meno pagato della serie A: 450 mila euro lordi. Christian Damiano, , ex centro tecnico di Clairefontaine, è il supervisor della difesa. C’era già, ma anche lui ha probabilmente «giocato» la sua miglior stagione, il direttore sportivo Daniele Pradè.

Sono tutti capaci a fare il mercato con i soldi. Più difficile è stato ottenere in prestito gratuito Burdisso e Toni. Quando Mourinho ha parlato di «Roma che piange per ottenere un giocatore in prestito, ma che sa dire no ai contanti per l’acquisto di un suo calciatore» ha fatto a Pradè il miglior complimento possibile. E se Bruno Conti è stato e continua a essere la memoria storica, Gian Paolo Montali è stato la novità. Arrivato con la qualifica di coordinatore e ottimizzatore delle risorse umane dell’Area Sportiva — che può voler dire tutto o niente — ha portato con sé organizzazione e spirito di vittoria. Tanti piccoli dettagli, come ad esempio un muretto all’interno dello spogliatoio di Trigoria fatto buttare giù, hanno segnato la differenza.

Ha ragione Ranieri quando dice che questa squadra non era stata costruita per vincere lo scudetto. Però la «chimica» ha funzionato e, a 5 giornate dalla fine, con un punto di vantaggio sull’Inter e 4 sul Milan, tutto è possibile. Anche ribaltare la logica.