La penna degli Altri 25/04/2010 11:19

Burdisso e Vierchowod, la grinta presa in prestito

Burdisso, invece, qualche sortita in attacco si diverte a farla. Due i gol nella sua avventura giallorossa finora: il primo a Palermo, nel 3-3 sotto la pioggia, il secondo all’Olimpico, sotto la Sud, contro il Parma. Come un gol, poi, vale anche il colpo di testa che Julio Cesar non ha trattenuto e che ha permesso a di realizzare il vantaggio contro l’Inter. Ragazzo serio e grintoso, è arrivato nella Capitale quasi per caso e ha conquistato la fiducia di Ranieri partita dopo partita. Prima giocando al posto di Juan o Mexes, poi, quando erano entrambi disponibili, come esterno . In quel ruolo fu schierato il giorno del derby di Cassetti, il 6 dicembre. Dalla settimana successiva, contro la Samp, fu messo al centro della difesa. Da lì non è stato più spostato. È lui che comanda il reparto, è uno dei titolati a parlare, in campo e nello spogliatoio, è sempre presente. Come lo zar, che nell’anno dello scudetto giocò 30 partite su 30. Arrivando in prestito secco, come l’argentino, anche se nell’ambito di uno scambio con Bonetti.

Le analogie non si fermano qui: entrambi dell’ariete, il cui colore portafortuna, guarda caso, è il rosso, hanno un rapporto speciale con Roberto Mancini. Pietro per averci giocato (e vinto) insieme, Nicolas per averlo avuto come allenatore nel momento più difficile della sua vita, quando ha dovuto lasciare Milano per andare in Argentina dalla figlioletta malata. Non pensava di lasciare i nerazzurri, almeno fino a quest’estate. Quando la sua vita è cambiata. Proprio come è successo a Vierchowod. Che però, nonostante il tricolore cucito sul petto, fu costretto ad andare via «perché - ha spiegato - i giocatori allora non avevano voce in capitolo». Adesso le cose sono cambiate. E la volontà di Burdisso potrebbe essere decisiva per restare a Roma. Specie se le cose dovessero andare in un certo modo