La penna degli Altri 08/03/2010 08:57

Ranieri, il fantino

E se, in analogia e coerenza, avessero stabilito che, anche se in porta non avevano tirato, contavano, bastavano e avanzano le volte che i giocatori avevano messo “piede dentro” l’area avversaria? In quel caso la vittoria andava al Milan. E se si fosse applicata alla partita dell’Olimpico il secondo criterio appena sancito dal decreto, quello per cui la squadra “più rappresentativa”, tradotto nel calcio quella che sta più in alto in classifica, non può essere penalizzata dalla “forma”, cioè dal “burocratico” fatto se la palla abbia o no varcato la linea bianca tra i due pali? Se si fosse tutelata “la sostanza”, cioè la squadra che sabato sera ha giocato meglio? Allora quel pareggio si sarebbe, a filo di logica, trasformato in tre punti per il Milan. Sospiro di sollievo solo a sera inoltrata: il decreto “interpretativo” per Roma-Milan non è arrivato. Pareggio era e pareggio è rimasto. Provo a scherzarci sopra, sul sacro e sul profano. E ognuno decida da solo cosa tra elezioni e campionato sia sacro e cosa profano. Proviamo anche ad “interpretarlo” questo pareggio, da tifosi indulgenti ed affezionati ma non miopi e distratti. Il pareggio e la serata con il Milan ci confermano che l’anno calcistico romanista, nato come orribile, non sarà alla fine né di quaresima né di digiuno. Lo stadio pieno come non accadeva da nove anni, un terzo posto in classifica perfino quasi comodo da difendere, un arbitraggio onestamente professionale, la cattiva sorte che si tiene alla larga, i giocatori migliori che rientrano e ancor meglio “rientreranno” nelle prossime partite. Va bene, va… Ma più che pareggio non poteva essere. In primo luogo perché loro, gli altri di sabato sera, sono bravi e forti.

L’altra sera una spanna più forti di noi. In secondo e contemporaneo luogo perché Baptista, Taddei e Perrotta non fanno tutti insieme un secondo attaccante “tradizionale” e neanche una rete, una forma diversa di attaccare. Qualche volta, solo qualche volta accade che qualcuno dei tre ce la faccia. Perrotta quasi la metà delle volte, Taddei quasi un quarto delle volte, Baptista quasi mai. Se stai messo così e se Pizarro e sono al meglio di loro stessi, quasi non si vede. Se Pizarro non c’è o c’è come ci può essere dopo infortunio, allora si vede eccome che la rete d’attacco è smagliata e che la rete avversaria non si gonfia con un tuo pallone spedito dentro. Ranieri pensa che questo sia il migliore dei mondi possibile, non il migliore in assoluto, non è mica pazzo. Non si fida di Brighi, tanto meno di Menez. Può darsi abbia ragione, ma il “migliore dei mondi possibile” sabato sera non era all’altezza del miglior Milan di stagione e soprattutto non sembra adeguato ad una rincorsa vittoriosa del secondo posto in classifica.

Un altro “mondo” è possibile con Toni e in campo in pianta stabile? Probabilmente sì, se Ranieri decide però di rischiare quel che l’altra sera ha rischiato Leonardo. Il Milan aveva in campo tre attaccanti che tornavano indietro solo fino a metà campo e neanche sempre. «Noi ne teniamo tre lì davanti, vediamo gli altri come si arrangiano», questa la “frase tecnica” di Leonardo.

Ranieri ha infilato 17 risultati positivi e consecutivi, ha ridato alla Roma classifica, forza e prestigio parlando tutt’altra lingua, quella italianissima del “primo, non prenderle”. Nella cultura ed esperienza calcistica di Ranieri il confine tra rischio ed azzardo è sottilissimo, praticamente inesistente. Solo così si spiega la riluttanza a rischiare la coppia Brighi-Menez o addirittura Menez-Cerci al posto di quella Taddei-Baptista. Non è detto che Ranieri abbia torto. Infatti non è proprio detto che la Roma debba rischiare l’osso del collo per l’obbligo di vincerle tutte. Però se non accetti e corri il rischio che, con , Toni e Vucinic là davanti, la tua difesa sopporti e affronti l’uno contro uno, allora secondo in classifica non ci arrivi. Non è che l’abbia ordinato il dottore: il traguardo di quest’anno è entrare in l’anno prossimo.

Ranieri e la squadra ci hanno già portato ed è, come avrebbe detto Spalletti già “tanta roba”. “Interpretazione” finale, anatomia e conclusivo referto di un pareggio, anzi due: non siamo tornati indietro e nemmeno abbiamo rallentato, andiamo avanti con il nostro passo che è passo solido e forte. La Roma è un cavallo in salute che “trotta”, se però tenta il galoppo rischia di “rompere”. Il “fantino” Ranieri lo sa e comunque lui “guida” così. “Interpreto” che abbia ragione lui, anche se a me piace il “galoppo”.