La penna degli Altri 01/03/2010 09:12

Peccato. Era quasi un capolavoro


primo tempo, ma la Roma ha tenuto botta senza concedere mai troppo (tranne un colpo di testa di Maggio

allo scadere) davanti al tremebondo Doni e costruito una ripresa di concretezza e cinismo impressionanti.

E’ passata in vantaggio col finalmente resuscitato Baptista, formidabile nel guadagnare e trasformare un solare rigore che ha interrotto l’imbattibilità interna di dopo sei partite, e arrivando addirittura al raddoppio con una strepitosa prodezza di Vucinic, il suo giocatore da settimane decisivo come nessun altro.

Oddio, non tutto sin lì era stato esattamente impeccabile, nella manovra della squadra comunque provata da centoventi giorni di eccezionali risultati. Il rivoluzionario 3-5-2 aveva proposto ad esempio un Taddei troppo centrale, un Perrotta troppo esterno, un Mexes troppo impacciato e in ritardo nell’uno contro uno (specie dall’ingresso di Denis), un Motta persino troppo in campo, spesso stordito e sciatto quanto Doni, che non ha colpe sui gol ma pare non scrollarsi più di dosso quell’aria spaurita da eterno sfigato. Forse qualcosa andava corretto prima ancora di agguantare il clamoroso 2-0, con il non molto a disposizione in panchina, dove sedeva anche il febbricitante Menez: perché non inserire Brighi, allargando Taddei sulla corsia mai coperta a dovere da Motta? Ranieri, che del resto ne sa più di noi, ha fatto diversamente. E fino al minuto 20 del secondo

tempo ha avuto assolutamente ragione: il , contatto Juan-Quagliarella a parte, pareva persino aver esaurito la benzina, i giallorossi mostravano di aver assimilato del tutto la novità del modulo mai applicato


in precedenza. E poi? E poi Mazzarri ha pescato dal mazzo la carta che Ranieri (ormai orfano di Luca Toni dal 23 gennaio) in questo momento proprio non ha: il ruvido pistolone Denis. Un intruppone decisamente inferiore al nostro per capacità assolute, carisma, esperienza. Ma comunque incacchiato il giusto, non foss’altro per l’esclusione iniziale, e tosto quanto è bastato a riportare a galla le titubanze di Mexes, mai impeccabile a dispetto della rassicurante presenza ai suoi fianchi dei bravissimi Burdisso e Juan. Proprio

lui, el tacque, ha riaperto il match a un quarto d’ora dalla fine con la gran botta dell’1-2, sfruttando anche la marcatura troppo larga del francesone . E proprio lui, ahinoi, ha spinto Ranieri a prendere la decisione più sbagliata del pomeriggio: l’esclusione di Baptista a vantaggio di Faty. Che, con tutta la simpatia, non è proprio giocatore da proporre a questi livelli, meno che mai in gare così complicate. Risultato: la Roma si è raggomitolata su sé stessa, a protezione del vantaggio ridotto. Non ha trovato più la forza per innescare la classe di Vucinic in contropiede, ha avuto la sfiga di imbattersi negli eterni rimorsi di Rizzoli, che forse nel frattempo aveva pure rielaborato qualche dubbio sul rigore negato a Quagliarella. Sta di fatto che Hamsik dal dischetto ha regalato ad Albano-Mazzarri la possibilità di intonare Felicità, firmando il 2-2 della nostra rabbia.

Non si spezza, questo no, la lunghissima serie positiva in campionato: ora siamo a 16 gare di fila senza

sconfitte, 12 vittorie e 4 pari. Né ci si ritrova a soffrire particolari rimonte da parte delle inseguitrici: lo stesso resta sotto di dieci gradini. Peccato però che il Milan si stacchi ancora un po’ e che l’Inter schizzi in vetta a più sette. Sabato notte all’Olimpico (con Julio Sergio, Pizarro e magari Toni?) superare i rossoneri varrebbe l’aggancio al secondo posto in classifica, ma forse anche la consegna di mezzo scudetto a Mourinho che, battendo il a San Siro,potrebbe mettere a sua volta sette lunghezze tra sé e chi prova a stargli dietro. Chissenefrega. Continuiamo la nostra corsa senza guardarci troppo attorno. Poi, come canta la Sud, sarà quello che sarà.