La penna degli Altri 02/03/2010 09:21
Noi, in quel bunker con i cingoli

Tre difensori centrali tutti insieme contemporaneamente, Mexes, Burdisso e Juan. E De Rossi davanti a loro a rinforzare la barriera e Perrotta e Taddei tenuti a freno, quasi un paio di decine di metri più indietro del consueto. E due terzini, Motta e Riise. Restavano, avanzavano ma non bastavano davanti i soli Vucinic e Baptista. Poi, poiché il calcio è cosa insieme rigorosamente logica e allegramente insensata, il pareggio finale è arrivato non in linea retta ma attraverso un percorso fantasticamente, dannatamente tortuoso. Di solito per loro intima natura i bunker non si muovono, non sono infatti carri armati. E invece la Roma bunker metteva inaspettatamente i cingoli: Baptista praticamente da solo si fabbricava un rigore a favore, Vucinic da solo si inventava truppa dassalto e artiglieria semovente. Era due a zero: il bunker aveva fatto il miracolo.
Guardava Ranieri la meraviglia vivente, anzi giocante, del suo bunker dassalto e di difesa e si convinceva talmente della sua efficienza che a quel punto pensava, decideva di insistere, esaltare la formula bunker: fuori Baptista dentro Faty, un bunker al quadrato. Ranieri decideva così prima che il Napoli segnasse il suo primo gol. Sul due a uno poteva ripensarci? Dopo la partita ha detto che non cera nulla da ripensare, che confermava anche a posteriori la sua scelta. Seguiva un mezzo rigore, anzi tre quarti di rigore a favore del Napoli che larbitro non concedeva. Seguiva un mezzo rigore, anzi un quarto di rigore a favore del Napoli che larbitro invece fischiava. Era pareggio: le strane e infinite vie della fantasiosa capacità inventiva del calcio portavano alla fine al risultato che una squadra bunker giudica sufficiente quando lo porta a casa.
E sufficiente questo pareggio, il primo che alla vigilia Ranieri non avrebbe firmato ma che alla fine lo vedeva deluso ma non certo dolente? Sufficiente o no? La risposta dipende da altra domanda e conseguente altra risposta: sufficiente a che? A giocarsi il secondo posto sabato prossimo con il Milan che sta ora tre punti sopra e che forse non sarà in grado di schierare Pato infortunato? Con i numeri ci siamo, quasi. Una partita: tre punti. Il distacco che ci separa. Se vuoi il secondo posto devi vincere con la diretta concorrente. Dunque ci siamo ancora. Quasi. Quasi perché lo scontro diretto non solo è la migliore occasione ma a me sembra anche lultima, o quasi, per puntarci davvero al secondo posto. Dunque in classifica il pareggio di Napoli è cosa sufficiente a quel che ci serve. Anche se non buona e festosa novella, comunque sufficiente. E sufficiente anche questo pareggio a farci pronosticare al di là del tifo una forte probabilità di batterlo il Milan allOlimpico? Qui, di fronte a questa domanda, il pareggio di Napoli diventa, non per colpa e responsabilità sua, meno sufficiente. Senza Pizarro, Toni, Totti
Senza questi si torna per saggio realismo alla squadra bunker e con la squadra bunker vinci solo se tutto, proprio tutto, fortuna compresa, gira dalla tua. Senza nessuno di quei tre, con il Milan è un terno al lotto vincerla la partita, per farlo ce ne vogliono almeno due su tre. Daltra parte il calcio è invenzione, episodi, imponderabilità, volontà
ma una squadra senza Totti, Toni e Pizarro è quasi impensabile che arrivi seconda.
Robustamente sufficiente resta invece il pareggio di Napoli se guardiamo dietro. Il quarto posto resta molto basso nella classifica che cè: navigano tutti più o meno una decina di punti sotto di noi. Il punto preso a Napoli ci tiene matematicamente e anche psicologicamente saldi al terzo posto in classifica. Matematicamente ci consente perfino di perderne ancora un paio di partite di qui alla fine del campionato senza farci prendere dallansia di essere inseguiti e raggiunti. Psicologicamente assorbe e cancella non il dispiacere ma lo choc delleliminazione dalla Europa League. Dunque il primo dei due pareggi da non firmare ce lo prendiamo, sempre per dirla con Ranieri, senza gridare Al lupo , cioè senza drammi e allarmi. Si è fatto quel che si poteva, come si poteva. Il secondo eventuale pareggio, quello con il Milan, ne faremmo volentieri a meno. Quello davvero non lo firmiamo, nella gara per il secondo posto sarebbe un parente stretto della sconfitta. Però quella partita che viene vorremmo potercela giocare per davvero, per vincerla o perderla come in una finale. Ma, per giocarcela per davvero così ci serve che almeno due, almeno uno di quei tre siano in campo a giocarsela. Difficile, improbabile? Sempre meno che ai bunker spuntino i cingoli.