La penna degli Altri 31/03/2010 08:21
Mister Ranieri: "Penso, alleno e vivo da romanista vero"

Poi però Ranieri qualche cosa se lè lasciata sfuggire. Ma solo un po, tanto per dare un po di carica. Come? Parlando del suo passato e di De Rossi: «Uno come Daniele non mi era mai capitato di incontrarlo. È il vero simbolo della romanità ai nostri tempi, un uomo oltre che un calciatore disposto a dare tutto se stesso per un modo di vivere. Che poi, se permettete, è quello che piace a me. Ora racconto una cosa che non ho mai detto a nessuno e risale ai tempi in cui giocavo nel Catania. Venimmo a Roma a disputare gli spareggi per la promozione in serie A, ma eravamo un po giù. I miei compagni mi chiesero di dare loro la carica, lo feci mettendo in pullman la canzone di Venditti che è da sempre inno romanista. Non cicrederete: eravamo sfavoriti, vincemmo gli spareggi. A segnare il gol decisivo fu Angelo Crialesi, un romano». Poi basta. Niente parole. Rispetto al recente passato il sor Claudio (così come Montali, anche lui alla presentazione del libro e anche lui rimasto in silenzio quasi totale «In questo momento bisogna stare zitti e lavorare, lavorare, lavorare») si è concesso meno del solito ai microfoni. Perché lallenatore deve dare il buon esempio. Questa è la settimana in cui la squadra deve dimostrare di essere matura, di meritarsi il grande sogno. Ranieri e Montali lo hanno ripetuto fino allo sfinimento: i tifosi hanno diritto di esaltarsi, di fantasticare, di gridare la loro gioia. I dirigenti e la squadra no. Perché ora viene il bello ma anche il difficile. Perché è semplice arrivare concentrati alla partita con lInter, ma lo è meno fare lo stesso col Bari. E allora si va avanti con i piedi per terra e la romanità nel cuore. Tuti insieme, perché anche noi «vogliamo godere ancora un po».