La penna degli Altri 13/03/2010 08:52
Maradona provò a portarcelo via

Conti dunque come Pollock, ma anche, come ha osservato Antonello Venditti: «Lanima popolare della Roma messa a fianco di quella aristocratica di Falcao, il Divino, il Re che per il bene del popolo non scende dal trono». Quanto facesse parte del popolo il ragazzo di Nettuno lo capii sino in fondo solo il giorno del suo addio al calcio nel maggio del 91. Si presentò sotto la Curva piangendo a dirotto ci tirò uno dei suoi scarpini. Nessun discorso di saluto avrebbe potuto essere più potente di quel gesto, di quel lancio tra le lacrime: «Ho giocato sempre e solo per voi». La leggenda vuole che quello scarpino, dopo infinite peregrinazioni a Bruno sia stato riportato, perché il tifoso romanista non può proprio concepire che abbia smesso di dipingere. Il suo numero sette è stato e rimane un marchio di fantasia, di fedeltà, di passione. Bruno Conti giocherà per sempre al calcio e per sempre giocherà nella Roma. A provare a portarlo via hanno provato in tanti, anche Diego Armando Maradona.
Maradona, lo sappiamo, è luomo degli eccessi e quando si mette una cosa nel cabezon, in genere riesce ad ottenerla. Aveva giurato, ad esempio, che avrebbe vinto un mondiale fin da quando il Flaco Menotti gli aveva comunicato che non lo avrebbe convocato per il torneo iridato del 1978. I mondiali aveva dovuto vederli dagli spalti e poi andare in giro a festeggiare per Buenos Aires a bordo del furgone del suocero. Ebbene El Diego a novembre del 1978 era già in nazionale e Beckenbauer a Tucuman chiedeva di scambiare con lui la maglia.
Largentino nel 1985 si era messo in testa di portare Bruno Conti a Napoli. La gente partenopea si era convinta lui fosse una macchina per regalare felicità e aveva paura di non riuscire ad accontentarli. Si sentiva solo Re Diego, solissimo, tanto che quando la madre viene a trovarlo: «Pensai di mandare tutto al diavolo e le dissi: Tota e se torniamo indietro? ».
Bruno Conti è lantidoto, la magia, la fantasia e lallegria che serve anche al Re dei Re. Tanto più che Conti sembra avere problemi per il rinnovo del contratto. El Diego, luomo delleccesso si mise dunque in testa di portare Bruno Conti a Napoli: « Pensa quello che potremo combinare insieme gli disse ridendo». Bruno dallaltro capo del telefono non diceva niente. Cosa dire quando il più grande giocatore del mondo dichiara di volerti ad ogni costo nella sua squadra? A fine maggio a Trigoria tremarono le mura dellufficio di Viola. Tra Bruno e il presidente ci furono scintille. Nella casa di Nettuno erano già aperte le borse, Conti partiva lindomani per una tournee in Messico. Passò una notte dinferno, ripensando alla sua storia, alla sua gente, ma il giorno dopo mentre calpestava i metri che lo portavano allimbarco per il Messico, il suo nome venne gridato: Bruno!. Era una delle segretarie di Viola con lordine tassativo di consegnagli una nuova proposta di rinnovo. Bruno firmò mentre, come canta Jannacci, era tra le nuvole del Messico. Firmò perché non cera Maradona che potesse tenere, perché di Bruno ce nè uno perché dopo un cross di Conti cè il colpo di testa di Pruzzo e perché gli auguri di oggi vengono dalla tua gente, perché ci sei sempre stato e sempre ci sarai.