La penna degli Altri 10/03/2010 09:11

La rivelazione di Totti «Quando dissi sì al Real»

CORTEGGIATO Il capitano della Roma, , ha ricevuto dal Real una «camiseta blanca» numero 10 con il suo nome stampato sulla maglia La storia racconta - e i testi dedicati al capitano romanista lo confermano - che il connubio creatosi in Spagna tra la politica di acquisizione del club madridista e l’arrivo in società di Arrigo Sacchi nel ruolo di consulente, aveva portato il Real a puntare subito su per raccogliere in prospettiva l’eredità di Zidane. Da qui il corteggiamento, l’invio della maglia personalizzata e la proposta d’ingaggio faraonica (ben oltre i 5,5 milioni di euro del contratto di rinnovo che poi Francesco firmò con la Roma). E in una conferenza al Bernabeu nonsinascose: «Se dovessi andareall’estero, l’unica squadra che prenderei in considerazione sarebbe il Real».



I primi messaggi di un possibile divorzio dai giallorossi arrivarono già da Lisbona, nel quartier generale dell’Italia del Trap agli Europei. La crisi finanziaria della holding sensiana che deteneva (e detiene) la Roma entrò nella fase più acuta e il club di Trigoria stava per avviare un drastico ridimensionamento, leggi rosa meno competitiva per restare ad alti livelli. E all’epoca tirò in ballo anche un rapporto deteriorato «con una buona parte della tifoseria, che mi aveva etichettato come un giocatore normale, mai decisivo e che sbagliava le partite che contano, insomma per loro non ero un capitano ideale». Alla fine, dopo aver sfogato la sua amarezza a familiari e amici, prevalse l’amore per la maglia («ho voluto dimostrare che non giocavo solo per i soldi»). Così disse noalla megaofferta di Florentino Perez firmando nel 2005 il contratto con il club giallorosso, accordo di recente rinnovato.

Quella fu l’ultima vera tentazione di a lasciare Roma. «Non ha prezzo vincere con la squadra del cuore», il suo motto che da quel momento sarà citato con fierezza. E se il Real era un sogno possibile, quello da bambino lo aveva già realizzato: lo scudetto del 2001 con la maglia giallorossa. «Il momento più bello della mia carriera, come ho sempre detto vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci da un’altra parte in Italia - così nell’intervista -. Erano vent’anni che non si vinceva un titolo e quando l’abbiamo fatto è scoppiato il delirio».

Inevitabile ricordare il Mondiale vinto a Berlino: «Alzare la coppa del mondo è stata una delle sensazioni più belle, anche perchè quando alzavo il trofeo verso i tifosi dell’Italia lo facevo perchè lì c’era mio figlio Christian che allora aveva sette mesi ed era la prima volta che mi veniva a vedere». L’interlocutore spagnolo lo incalza infine con il tormentone Sudafrica: «Tornare in azzurro? Non lo so, perchè ancora non ne ho parlato con il ct e poi dovrò valutare la mia condizione fisica. E poi bisogna vedere se il gruppo mi vuole...».