La penna degli Altri 31/03/2010 08:31
La Mossa di Totti

Ieri Francesco Totti ne ha fatto uno simile: attraverso il Corsport ha voluto far sapere a tutti che da qui alla fine del campionato la Roma è una, unita, forte in tutte le sue componenti, che non cè spazio per nessuno che non abbia in testa solo una cosa: quella. Inizia dai romani e dai romanisti, per partire dal sicuro: "Credo che la nostra società abbia una storia unica al mondo, una proprietà composta da una famiglia di tifosi e dal nostro presidente che è il nostro primo tifoso, oltre due tra i più importanti dirigenti come Bruno Conti e Daniele Pradè che sono romani e romanisti per la pelle. Lallenatore Ranieri, nato e cresciuto calcisticamente nella Roma, è sicuramente sempre stato nostro tifoso, per non parlare di me e De Rossi, capitano e vice capitano, che siamo cresciuti nel settore giovanile e siamo entrambi tifosi appassionati. E difficile trovare nel mondo un club di calcio che riconosca queste figure di professionisti che sono anche i primi tifosi della squadra. Probabilmente questo è un valore aggiunto, perché tutto quello che facciamo è sempre in funzione del bene della nostra Roma".
E un serrare i ranghi e fare una conta quando i conti tornano, è un atto da Capitano, come a dire: noi sappiamo chi siamo e cosa vogliamo. Noi: "Sicuramente qualcuno vorrà apparire come lartefice dei nostri successi, ma ora è troppo facile. Il gruppo è sempre stato il vero dodicesimo uomo in campo. Sono sicuro che assisteremo al solito teatrino, come è già successo sabato nelle sale vip dello stadio affollate di persone che si sono pecipitate a fare i complimenti. Eppure non le ho mai viste nei nostri momenti di difficoltà. Probabilmente erano prese da altri impegni o a parlare male di noi in qualche segreta stanza. Sono le stesse persone che vengono allo stadio con gli inviti della Roma e poi parlano male della società".
E qui che la mossa si fa politica, che diventa bandiera. E bandiere mai ammainate: "Questanno è capitato qualcosa di veramente strano. Per la prima volta siamo stati messi in discussione io e Bruno Conti, simboli riconosciuti in tutto il mondo come i rappresentanti e gli ambasciatori di questa Roma. Ho visto e ho sentito persone che hanno messo in discussione la nostra professionalità e il nostro affetto per questa società, in favore dei nostri interessi personali. Credo che io e Bruno abbiamo sempre rispettato una regola di vita, quella di dimostrare con i fatti e la verità il nostro attaccamento di oggi e del futuro. E questo nessuno può mai metterlo in dubbio". Il Capitano è già tornato, non solo perché ha giocato 10 col Bari: perché non se ne è mai andato da altre parti.