La penna degli Altri 22/03/2010 08:47

Jeremy, se il Calcio diventa Arte

Ma è più di un mago Geremia, più grande del nome profetico che porta: è un artista. E un artista - scriveva Eric Cantona nel suo libretto di filosofia - è uno in grado di fare luce in una camera buia. Jeremy Menez l’altra sera ha fatto di più; ha acceso mille luci in un posto dove già brillavano televisioni e riflettori. Un lampo continuo, come avere la possibilità di vedere in diretta come si compone un quadro, una terzina, un film, una qualsiasi opera d’arte. Se non ha segnato è sempre perché il gol ha in sé qualcosa di volgare. Quelli come lui (chi? mai visti) non sono solo calciatori, ma una razza a parte potenzialmente in grado di fare tutto quando il talento che ha ha deciso di liberarsi. Di danzare. Guardate le mille azioni che ha fatto questo giocatore dalla faccia da topone gigante (sempre a metà fra Giorgino e Baudelaire): sono una danza, con ritmi e contrappunti giusti, strappi e pause, tra una scrollata di spalle, una ruga che s’incrina solo appena sulla fronte prima del dribbling, dello scatto, del "corri e va tra le stelle" tu che puoi diventare chissà chi.

Rifallo Jeremy, anche se non lo potrai rifare. E’ questo il punto. Perché dopodomani a Rodrigo Taddei torna a disposizione: cioè l’utilità e il sacrificio fatte calciatore. Difficile che Claudio Ranieri rinunci al brasiliano, anche se da sabato sera è un po’ più difficile fare a meno anche del francesino dal volto triste ma

che nello spogliatoio è benvoluto da tutti. I tempi delle sfuriate, della cazziate di fronte ai compagni sembrano lontani, ma è proprio questo il punto: rifallo Jeremy, gioca a pallone quando ti diranno di farlo: a o chissà quando, l’importante sarà farsi trovare pronto, cioé per uno così, l’importante sarà semplicemente giocare a pallone. Non è tanto, ma è tutto. Significherebbe aver accettato le scelte, sposato uno spirito, abbracciato definitivamente una squadra. La Roma. La prossima a ha un non so che di familiare. Boulogne è una stazione della metropolitana di Parigi sulla linea 10, una fermata comunque di passaggio per chi va o viene dalla banlieu numero 94. Una fermata ci può anche stare. L’importante, poi, è continuare.