La penna degli Altri 29/03/2010 09:18

Claudio urla: Mou te magno

Avanti di un’ora per i comuni mortali, 3 punti verso l’Inter capolista per chi insegue un sogno. Che è lì, a 1 punto e con 7 giornate ancora da giocare. Nell’anticipo del weekend e in anticipo rispetto ai nostri orologi, scatta l’ora della Roma, adesso seconda in solitudine. Con Ranieri che si può godere il rettilineo finale, il suo vero obiettivo da qualche settimana, dopo aver centrato quello prestigioso, per lui e i giocatori, e remunerativo, per la società, del ritorno in . Per la verità, con la sua Roma testarda e testaccina come la definisce lui, rincorre il nemico Mourinho dal 13 settembre e, sabato pomeriggio all’Olimpico, con la prima vittoria contro il portoghese, addiririttura lo scavalca. Sorpasso ad personam, per il momento. Tre punti, quelli del gol pesantissimo di Toni.

In classifica l’Inter ha 63 punti e la Roma 62. Ma dei 31 turni sin qui disputati, l’allenatore di San Saba ne può contare solo 29. Nelle prime due giornate, con Spalletti in panchina, giallorossi a 0 punti. E nerazzurri a 4. Facile la sottrazione, per il percorso dal 13 settembre a oggi: 62 punti per Ranieri, 59 per Mourinho. L’Inter ne ha 10 in meno di un anno fa. E la quarta sconfitta dei nerazzurri in questo torneo arriva, come le precedenti tre, prima di una gara di . Dati che la Roma, a pieno organico, non deve trascurare da qui al traguardo. Perché la rivale, oltre a confermare dall’inizio del nuovo anno di essere in evidente flessione, ha anche la distrazione di una coppa che non riesce più ad alzare da quasi mezzo secolo. Ma mai e poi mai si potrà sminuire la rimonta giallorossa, anche se tutti, a Trigoria per primi, si rendono conto che Mourinho si sta complicando la vita da solo e la capolista ormai frena da un pezzo in campionato. A prescindere da come andrà a finire, quello di Ranieri resterà comunque un capolavoro: scontato che la società presto gli proponga altri due anni di contratto.

Quando Spalletti si dimise, lasciò solo le macerie della sua splendida squadra che due anni fa si piazzò al secondo posto, per un’ora campione d’Italia all’ultima giornata e sicuramente danneggiata nella rincorsa di quella stagione da strane decisioni arbitrali che favorirono l’Inter di Mancini. Il grande merito del nuovo allenatore, dunque, è di aver ricostruito, ripartendo da zero (punti e non solo) il gruppo, psicologicamente e tatticamente. Lo trovò fragile nella testa e impreparato nel comportamento in campo. Allo sbando.

La Roma di oggi, in sei mesi di nuova gestione tecnica, non è solo l’autentica sorpresa del campionato. E’ formazione organizzata e tosta, tanto simile caratterialmente al suo allenatore. Ottenuta dai giocatori maturità e consapevolezza, ultimamente Ranieri, contando sull’organico al completo, la vede migliorare di partita in partita. Nessuno dice: la Roma è la squadra che gioca meglio, come abbiamo sentito ripetere anche in Europa nell’éra Spalletti. Di sicuro è la più in forma.

Tanto da spingere il suo tecnico a volerla più spregiudicata in campo, utilizzando tre attaccanti senza mai perdere l’equilibrio tattico. La soddisfazione di Ranieri, però, è soprattutto un’altra. Ceduto Ibrahimovic in estate, Moratti cerca di consolare Mourinho con Lucio, Thiago Motta, Milito, Eto’o, Sneijder, Arnautovic e, non contento, a gennaio anche con Mariga e Pandev. L’Inter inizia la stagione con un saldo attivo, grazie ai milioni di euro del per lo svedese (45 e più Eto’o), di circa 50 milioni e un organico più completo. La Roma la comincia con un saldo attivo, per i milioni versati dal Liverpool per Aquilani (20), di quei 20 milioni e con uno scarto di Mourinho, Burdisso, difensore in prestito gratuito.

A gennaio, dopo l’omaggio di fine estate di Moratti, quello di Rummenigge, il centravanti Toni, regalato per cinque mesi dal Bayern. Sarà un caso: gli unici due giocatori che non sono della Roma stanno facendo la differenza. Sono la ricchezza di Ranieri.