La penna degli Altri 07/02/2010 09:15

Una sfida tra imperatori



Cesare e Claudio, imperatori d’Italia. Nomi che più romani non si può in questo duello tra ex nella à della rispettiva consacrazione. Nella capitale il secondo ci nasce, ma aspetta una vita per tornarci ed è a casa solo da cinque mesi; il primo, invece, si fermò a Roma per meno di due, nell’estate del 2004, lasciando l’incarico prima dell’inizio del campionato per correre accanto alla moglie Manuela che oggi non c’è più. La loro storia è sicuramente più lunga. Ricchissima di ricordi e soddisfazioni. Prandelli è il tecnico della . Tre volte quarto in quattro stagioni e da podio europeo anche in quella della penalizzazione dei meno 15 con un sesto posto che vale più un trofeo. Il quinto anno, questo, si presenta da primo agli ottavi. Meglio di Mourinho e Leonardo secondi e di Ferrara fuori prima dell’esonero.



Pure le quattro stagioni di Ranieri, cominciando dall’estate del ’93, sono da incorniciare: il campionato di B vinto al primo colpo, i successi in Coppa Italia e in Supercoppa italiana, il record delle 19 gare utili che proprio stasera può eguagliare. «Io non ci penso proprio al primato, se non ne parlano i media, per me è scordato. Mi interessa la partita». Non può, però, dimenticare Firenze e «quattro anni molto belli e intensi: primi in serie B, due trofei dopo tantissimi anni, ventuno, di digiuno». La stima dei tifosi resiste: «Sono stato accolto bene quando sono arrivato con i colori bianconeri e credo che anche stavolta sarà la stessa cosa. Tra romani e fiorentini ci sono tante affinità anche se poi calcisticamente c’è una sanissima rivalità».



Non sarà la notte dei ghirigori o dei merletti. Cesare è concentrato e al tempo stesso cinico, nel senso che si ferma alla stagione in corso e non si espone per il futuro. Claudio, forte della striscia di 18 gare utili, usa il silenziatore non fidandosi di questa trasferta e toglie dal repertorio battute e sorrisi. E’ di pochi giorni fa, la sua posizione sulla possibile chiamata da via Allegri, l’allenatore giallorosso ha spiegato: «Devo portare avanti il progetto». Che però prevede meno investimenti delle rivali per la zona , attualmente dietro alla Roma in classifica. Il , la e appunto la . «Sono preoccupato, certo. Ma quando sono venuto sapevo che c’era questo problema. Per cui non è che prima l’ho accettato e ora non più. È così e dobbiamo essere bravi a trovare gli elementi adatti che ci permettano di migliorare la rosa attuale».



L’allenatore viola, sotto contratto come il giallorosso sino al 2011, di progetto lascia parlare gli altri. Ranieri e soprattutto la famiglia Della valle e il diesse Corvino. Toccherà a loro spiegare alla piazza quali sono le prospettive. Pure la è in autofinanziamento, ma la sospensione di Mutu ha avuto un costo non preventivato: tre acquisti più Felipe (ceduto Dainelli), tesoretto intaccato, meno sedici milioni. Possibile la cessione di Gilardino, per far cassa e con un’entrata da 22 milioni. «Io penso al presente, di contratto parleremo quando farà più caldo. Il nostro patron a Milano ha rassicurato i giocatori che non devono sentire la pressione. Io in questo momento non ho nessun dubbio, voglio solo tirar fuori ancora qualcosa da questa squadra. Abbiamo gli ottavi di , tra due mesi la semifinale di Coppa Italia: in gioco, traguardi importanti. La mia concentrazione è esclusivamente rivolta all’attualità. Tutte le altre valutazioni sul progetto le faremo a fine torneo». Quando andrà via. Ma non è sicuro che si sposterà a Coverciano. Si vede ancora più uomo di campo che ì.



Prandelli tira fuori le sue medaglie e se le appunta sul petto: «La Roma può contare su un monte ingaggi superiore al nostro, ma in questi anni non mi sembra sia contato più di tanto. Vedo la mia squadra convinta anche adesso e prevedo una nostra grande partita». Quasi 50 milioni contro quasi 100. Ma Cesare riconosce i meriti di Ranieri: «Con chiarezza ha subito ricompattato il gruppo, puntando sull’equilibrio e ricominciando dalle due fasi. Lavoro tattico, ma soprattutto psicologico: lui è tenace e la Roma ha il suo carattere. L’esonero dalla non ha scalfito la sua dignità e le sue idee. E’ serio, una grande persona».



«Se dicono che sono pragmatico non mi offendo: non è un difetto. Nè mio nè della squadra. Siamo felici di comportarci così se poi facciamo sognare i tifosi. Abbiamo difetti che mi tengo per me. Commettiamo ancora delle ingenuità. Ma crediamo fino in fondo che la partita si può riaprire, si può rimediare. E’ quello che voglio che facciano i ragazzi. Poi dopo si può perdere, ma si esce dal campo con consapevolezza di aver dato tutto fino all’ultimo secondo. Se un allenatore ha dei ragazzi che recepiscono questo messaggio, ci possono essere questi risultati. Ma anche Prandelli ha un gruppo quadrato. L’affare Mutu gli ha pregiudicato i piani. C’è, però, Jovetic, uno dei giovani pù forti che ci sono nel nostro campionato italiano».