La penna degli Altri 19/02/2010 10:37

Noi, tra bambole e carambole

 
Certo, lo scorno resta. Due volte siamo andati in vantaggio, prima con Vucinic poi con Pizarro, facendoci rimontare su altrettanti colpi di sonno, per poi arrenderci al lampo del nemico più tenuto, fin lì cancellato dal campo da Juan. Inquietanti soprattutto le due bambole collettive che, tra allucinanti carambole, hanno portato al pari due avversari appena entrati in campo, Salpingidis per l’1 a 1, Hristodopoulos per il 2 a 2, prima dell’incornata vincente di Cissé in netto anticipo su Burdisso, forse l’unico gol che si poteva incassare senza arrossire.
 
Tre ne ha presi così Doni, entrato a freddo e imbambolato non poco, dopo il guaio muscolare (neanche lieve, temiamo) che ha tagliato fuori dal match Giulietto Sergio, sin lì al solito insuperabile, dopo trentanove minuti. Se non proprio stordito il  brasiliano ormai retrocesso a riserva è parso quanto meno sfigato: mai in questi mesi la squadra di Ranieri era uscita dal campo con un simile passivo sul groppone. E, comunque, rimediare tre pere in poco più di un tmpo è un bel record. Peccato, peccato davvero. Per quasi un’ora, abbiamo pensato di vivere un’altra serata perfetta. I verdi di Nioplias sono partiti scatenando l’attesa burrasca in un bicchier d’acqua. Giulietto nostro ha confermato il magic moment, abbassando la saracinesca due volte, prima di arrendersi ad un problema all’adduttore .
 
Poi Riise ha fatto da ariete, incrinando un palo con il suo ciclonico sinistro dopo 13 minuti, e Vucinic ha sfondato la porta greca poco prima della mezzora. Come un pennello intinto nel cianuro, l’interno di Mirko ha disegnato una traiettoria imprendibile per Tzorvas, dando corpo ad una superiorità nella manovra a quel punto già evidente.
Anche la difesa, con la sua calma apparente, ci ha fregati. Per un po’ è sembrata impenetrabile, come non di rado nella gestione Ranieri. Ma solo per un po’. Juan pareva incollato a Cissé come il vinavil, Burdisso lo affiancava con la puntualità di sempre. L’efficacia del reparto ha forse illuso tutti, forse a cominciare dalla Roma: quando segnano, questi? Segnano, segnano. Il gol di Salpingidis ha sorpreso noi come Doni e soci, nella circostanza lenti come bradipi.
Né diversa è stata la sensazione, e soprattutto la scena, sul pari-bis greco firmato da Hristodopoulos, entrato in campo da dieci secondi. Due gollonzi,in mezzo a troppi brutti addormentati. Poco male, ci siamo detti sul 2-2, pur riflettendo amaramente su certe considerazioni della vigilia: quando si ha la pancia piena, il vero rischio è proprio quello di fallire le imprese sulla carta più facili. D’altro canto, scricchiolii legati alla fatica per la lunga galoppata a parte, non è che fossimo stati proprio impeccabili. 
 
Davanti, Baptista è tornato impalpabile quanto irritante. Ha persocontrolli elementari, chiudendo un paio di triangoli sui cento possibili, non ha mai supportato l’eccellente movimento di Vucinic, acciaccato quanto brillante. Ranieri ha saggiamente risparmiato il finale al montenegrino, inserendo Menez, che – altro film già visto – ci ha regalato un guizzo e basta. Poi, col solito incredibile intuito, ha dato spazio anche a Cerci, per far tirare il fiato a Taddei. Il giovanotto lo ha presto ripagato con il secco dribbling che ha costretto Spiropoulos al fallo da rigore, netto anche per il pessimo arbitro Skomina. Uno-due, un altro trionfo? Macché la Roma purtroppo è finita lì, in cima ai suoi splendidi centotredici giorni di gloria. Niente è infinito. Ma ora tocca ripartire. A testa bassa. Prima col Catania, poi co’ ‘sti greci. Le serie finiscono, ma poi ricominciano.