La penna degli Altri 04/02/2010 08:42

La sua Roma non sbaglia più un colpo, ma lui continua a volar basso e tenere la squadra sulla corda.

Ranieri alla Coppa Italia ci tiene eccome, ma continua a volare basso anche sul fronte campionato e ride quando si accosta la «sua» Roma all'Inter capolista soprattutto per quanto riguarda la mentalità. «Non è così - spiega - noi abbiamo la nostra. Anche l'Inter ha ottenuto dei risultati all'ultimo minuto. Frutto della mentalità e di credere sempre in quello che si sta facendo. Non siamo simili all'Inter, loro stanno su un altro piano perché spendono molti milioni, noi no. Noi dobbiamo essere più intelligenti, più svegli di loro. Da diversi anni è così. Dopo aver investito tanto Moratti si gode le spese che ha fatto. E se lo merita anche».

E resta su questa linea anche quando si vuole mettere per forza la Roma in competizione diretta con i nerazzurri. «Noi l'anti-Inter? No. Lo dicono gli altri, io non voglio illudere i tifosi. Dico sempre: lavoro, lavoro, lavoro. Quello che riusciremo a fare lo offriremo ai tifosi. È come rispondere alla domanda sul perché una italiana non vince più la : perché ci sono squadre inglesi e spagnole che hanno più forza economica, comprano i migliori giocatori e allenatori. Chi ha i migliori ha più possibilità di vincere. Le altre che non vogliono restare indietro devono essere sveglie, intelligenti e anticipare quello che si può anticipare, cercando di essere competitivi curando mille particolari».

Così come vuole offrire al popolo romanista un al meglio: motivo per il quale non lo ha forzato al recupero... anzi l'ha dovuto tenere a freno. «Lo voglio consegnare al top quando sarà al top. Lo gestiremo io, lui e i dottori, in base a come si sentirà di volta in volta: anche se lui dice di stare sempre bene, è portato a dare più di quel che può e questo è pericoloso. Toni? Sta migliorando. Ancora è prematuro chiedere come sta». Altro fronte sul quale sta lavorando il tecnico giallorosso è la tendenza a rilassarsi dopo i successi: tipico dell'ambiente della capitale. «Sono romano, so che se ci si adagia». E quindi tiene la Roma sulla corda. «Questo fa parte del mio carattere. È il mio modo di condurre la squadra, avvertirla delle difficoltà che si incontreranno».