La penna degli Altri 24/02/2010 11:25

Italpetroli, i Sensi al contrattacco di Unicredit sul calcolo degli interessi

Questa contestazione fatta da Rosella Sensi, secondo quanto risulta a Il Messaggero, ieri durante l’assemblea di Italpetroli aggiornata dopo la seduta di venerdì 12, avrebbe provocato la reazione di Unicredit, socio al 49% del gruppo che controlla attività immobiliari, petrolifere e la Roma calcio. Scambio di colpi fra le parti e in particolare tra i rispettivi legali (Agostino Gambino per i Sensi, Francesco Carbonetti per piazza Cordusio).

L’assemblea si sarebbe chiusa con un nulla di fatto e la palla al collegio sindacale che dovrà valutare la fondatezza dei rilievi mossi dall’azionista di maggioranza. I Sensi, quindi ritengono che il debito verso Unicredit sia più basso appunto di 70-80 milioni a causa di un calcolo sbagliato degli interessi che sarebbe stato fatto risalire addirittura a metà degli anni ’90, quando per la prima volta il gruppo romano all’epoca guidato da Franco Sensi e la Banca di Roma, nei primi annii 2000 divenuta Capitalia e nel 2007 fusa in Unicredit, siglarono un piano di ristrutturazione del debito.

Questo errore nella contabilizzazione degli interessi, secondo i legali dei Sensi, accumulandosi negli anni, avrebbe alterato l’esposizione debitoria. Sulla base di questa errata rappresentazione della situazione dei conti, sarebbe stato stipulato l’ultimo accordo per il riscadenzamento del debito a luglio 2008. L’inadempienza dei termini pattuiti per il rimborso - i Sensi non hanno pagato la rata del dicembre 2007 - avrebbe fatto scattare la reazione di Unicredit col recesso da quell’accordo anche a causa della mancata comununicazione del nav, il valore del patrimonio netto i Italpetroli. Unicredit si è rivolto al tribunale di Roma per impugnare la nullità del bilancio del gruppo. Italpetroli a sua volta, ha adito l’arbitrato perchè accerti l’illegittimità del recesso della banca.

Ma ora la mossa a sorpresa potrebbe riaprire tutti i giochi in quanto, secondo i legali dei Sensi, l’anatocismo provoca un’impennata dei debiti che in qualche modo produce i suoi effetti negativi anche sull’andamento gestionale del gruppo. Quindi a novembre 2008 il risultato non sarebbe in ”rosso” di 33 milioni. Per i sindaci una gatta da pelare che segna un’altra puntata di questa saga senza fine.