La penna degli Altri 08/02/2010 10:33

Il do di petto di un gladiatore



La Lazio è terzultima e ne cadranno tre: una squadra con la sua tradizione, la sua storia, il suo tifo non dovrebbe permetterselo. E invece lo fa, e non è più possibile curarla con il brodino d’un acquisto scombiccherato (il gol della condanna di ieri lo ha segnato Maxi Lopez che era quello che doveva arrivare e invece arrivò dall’altra parte, a Catania), con un paio di questioni di principio (Pandev: quattro partite e tre gol con l’Inter), con un gioco che non si capisce quale sia dalla tribuna e, quel che è peggio, non lo capiscono qual è neppure i giocatori in campo: ma c’è, un gioco?



Il presidente Lotito si alza dalla poltroncina dove segue ogni match senza un vicino di posto, ma non è un uomo slo al comando; esce coperto dalle guardie del corpo che gli parano anche la testa, alcuni tifosi danno fuoco a qualche giornale e qualche seggiolino, altri sembrano rassegnati al peggio, e la rassegnazione sarebbe davvero il peggio in quel di Formello. Si chiede la scossa classica e Ballardini sembra “ad horas”: i nomi dei sostituti si rincorrono già numerosi, sul taccuino delle speranze della grinta c’è anche quello, suggestivo, del Trap.