La penna degli Altri 03/02/2010 09:33

I Conti tornano. «E io non li ho raccomandati»

Davveroci è rimasto male perché suo figlio Daniele, capitano del Cagliari, ha segnato il gol del 2-2 nell'ultimo Cagliari-Roma?

«No, sono state travisate o enfatizzate alcune mie parole. Io sono orgoglioso dei miei figli e del fatto che Daniele si sprema fino all'ultima goccia in ogni partita. Il punto è questo: qualche romanista pensa che Daniele, cresciuto nel vivaio della Roma, dovrebbe impegnarsi di meno quando gioca contro la sua ex squadra. Mi spiace, non funziona così. Il professionismo è una cosa seria. Negli ultimi anni Daniele, a noi della Roma, ha segnato dei gol pesanti. E allora? Ha fatto il suo mestiere. Io a Cagliari ero contento per lui, un papà non può remare contro un figlio. Mai».

Quando Daniele e Andrea erano piccoli, dava loro consigli tecnici?

«Non li ho mai forzati. Aun certo punto, erano bambini, si allontanarono dal pallone. Altri interessi, altri sport. Non feci una piega, da soli decisero di riprendere a giocare. Oggi di pallone discutiamo pochissimo. Ci sentiamo due-tre volte al giorno e si parla di famiglia. Le nuore, i nipotini. Ed è vietato telefonarsi la vigilia dei match in cui siamo avversari».

Daniele è al Cagliari, Andrea in Svizzera al Bellinzona.

«Andrea è stato sfortunato, ha subito due interventi a una caviglia. Tecnicamente Andrea mi somiglia più di Daniele. Ha inventiva, Daniele è un centrocampista di temperamento. Tutti e due si sono costruiti da soli quello che hanno ottenuto, io non li ho raccomandati né spinti. Andrea ha fatto una gavetta mostruosa: Fano, Nocera, Castel di Sangro, Brescello, Lanciano, Ancona, il giro d'Italia della serie C. Daniele è a Cagliari da undici anni e si è conquistato la stima di una à intera. Da solo. Nelle storie dei miei ragazzi sono state fondamentali le mogli. Daniele e Andrea hanno sposato due ragazze eccezionali, senza grilli per la testa. Innamorarsi delle donne giuste è importante, nel calcio più che in altri settori ».

E' vero che potrebbe esserci un Conti di terza generazione?

«E come no, il mio nipotino: Brunetto, il figlio di Daniele. Ha sette anni, si diverte nella scuola calcio del Cagliari. Col pallone tra i piedi assomiglia al nonno e allo zio, non al padre. E' un mancino naturale. E' creativo, va all'attacco. Sono fiero di lui, mi dà gioia e tenerezza». Daniele meriterebbe la Nazionale? «Non creiamo a Lippi più problemi di quanti ne abbia. Posso dire che Daniele è un centrocampista completo, maturo. La sua Nazionale è il Cagliari. Giriamola così».