La penna degli Altri 21/02/2010 12:47

Ecco perchè io ci penso comunque

 
Si alternano, quelli della Roma e della . La prima constatazione obiettiva è che dietro allo strapotere interista sembra ci siano i meriti di un uomo, il suo lavoro, la sua capacità. E questo lo si capisce meglio confrontando le due squadre che si alternano nell’inseguimento della corrazzata ambrosiana. Nel primo anno, l’Inter riesce a vincere lo scudetto solo all’ultima curva, nella pioggia di Parma, ribaltando nel secondo tempo, grazie a Ibrahimovic, il sorpasso della Roma, che stava vincendo a Catania. Ma a quello sprint vincente, a quello scatto di reni, l’Inter c’era arrivata con tutta una serie di favori arbitrali, che scatenarono l’ira di e che a me non sono mai sembrati tanto diversi da quelli di Moggi. L’Inter vinse quello scudetto alla maniera della di Boniperti, per intenderci meglio: lo vinse nel Palazzo. Sul campo, che piaccia o no, l’avrebbe perso. In compenso, l’anno dopo, nonostante le crtiche di qualche esperto tv, stradomina dall’inizio alla fine. La è uno sparring partner che si tiene sempre a dovuta distanza, e che non minaccia mai niente.
 
Non potrebbe essere altrimenti: è una squadra molto mediocre, con una difesa inventata solo dalle intuizioni e dalla abilità di Ranieri, visto che Chiellini era un terzino sinistro e Legrottaglie solo una riserva di professione, che giocava in panchina sempre e dovunque andasse, pure a Siena, o a , a lottare per non cadere in serie B. A centrocampo c’è solo Sissoko e davanti dei vecchi guerrieri con i cerotti e le ossa rotte. La società è un’accozzaglia di raccomandati o di ingegneri con la erre moscia convinti che con una squadra di calcio si potessero fare anche i bulloni, un drappello di beneficiati che non sono in grado di azzeccare nemmeno una campagna acquisti per il semplice fatto che non sanno nemmeno di cosa si parli. Con questa squadra, con quegli uomini, e con quella società alle spalle, Ranieri porta la in coda all’Inter. C’era bisogno di aspettare quest’anno per capire che era tutto e solo merito suo? In verità no, non c’era. Però adesso, per fortuna Ranieri è alla Roma. E che piaccia o no, questa non è una squadra di vecchie
glorie con la pancetta e i soldi in banca: questa è una squadra che ha già tenuto davvero testa all’Inter, prima di perdere motivazioni e sentimenti assieme ai muscoli. L’ha spiegato Juan, pilastro della difesa: «Con Spalletti si facevano più partitelle, lui ti chiedeva di più a livello di contrasti e c’era rischio di farsi male». Nel calcio succede: dopo tanti anni di corsa, dopo aver visto scippato il grande obiettivo, e dopo averlo forse considerato irraggiungibile proprio per questo, era arrivata una stanchezza decisiva, e a modo suo distruttiva.
Ranieri ha ridato difesa, compattezza, corsa e gioco, ma soprattutto ha riattaccato i cocci.
 
E questa, alla fine, è una signora squadra: molto più forte della . Non lo dice un tifoso. Lo dicono i numeri, lo dicono i nomi, lo dice la logica. L’ha sempre detto lo stesso Mourinho («la Roma ha il centrocampo più forte d’Italia»). E se a questa squadra ci si aggiunge Ranieri, l’altra costante, assieme all’Inter, degli ultimi tre anni, ecco che qualche pensiero si può farlo alla fine, senza scandalizzare nessuno. Certo, siamo partiti in ritardo, e restiamo con i piedi a terra ed è sbagliato montarsi la testa. Ormai questo campionato lo vince l’Inter. Lo so anch’io. Ma non venite a dirci che non dobbiamo pensarci. Io ci penso. E dal prossimo anno vediamo...