La penna degli Altri 21/02/2010 11:40

E Attilio si tolse lo stipendio pur di salvare il catania

La dirigenza siciliana, però, era determinata a fare le cose in grande e nel novembre del 1938, inaugurato il nuovo impianto del Cibali, la scalata alla serie cadetta andò finalmente in porto. Fatta salva l’esperienza nel 1934 (quando la denominazione sociale era di Società Sportiva Catania), per il Catania la stagione 1939/40 nel torneo di serie B, rappresentava un traguardo inedito. Ai nastri di partenza si presentavano squadre come l’Atalanta, il Livorno, il Brescia, l’Udinese e ancora il Verona, la Lucchese, il Pisa, il Siena e il Palermo. Per cercare di centrare l’obiettivo salvezza bisognava assolutamente rafforzare la rosa, obiettivo non semplice in un paese che era ormai sul punto di entrare in guerra. Inoltre il torneo prevedeva ben quattro retrocessioni (destinate a divenire cinque per il fallimento del Palermo). Per la neopromossa le cose si misero subito malissimo. Nel girone d’andata per riuscire a muovere la classifica occorrerà attendere la quinta giornata, un punticino contro il Vigevano.

Il ruolino di metà campionato vide una sola vittoria e registrò anche sconfitte umilianti come il 7 – 0 contro il Livorno subito il 31 dicembre del 1939. Proprio questa rovinosa sconfitta convinse i vertici della Società dell’assoluta necessità di ingaggiare un difensore d’esperienza che potesse arginare le infinite falle della retroguardia. Le frenetiche ricerche finirono per attestarsi sul nome di Attilio Ferraris. Il Campione del Mondo aveva terminato la propria attività nella Roma nel giugno del 1939 senza che il contratto gli fosse rinnovato, era dunque inattivo da sei mesi, e si poteva cercare di intavolare una trattativa. Attilio viveva in quel periodo al numero civico 4 di Via Luca Signorelli, a quattro passi dallo Stadio Flaminio. E’ facile immaginare lo stupore con cui ricevette la proposta d’ingaggio del Catania, una proposta che tra l’altro aveva dei contorni economici abbastanza fumosi, visto che a parte le buone intenzioni e le tante promosse, gli emissari siciliani non erano in grado di versare al “Leone di Highbury” nessun anticipo. Il vecchio capitano giallo-rosso, però, aveva nostalgia del campo o non si sentiva ancora pronto per pensare seriamente al suo futuro, sta di fatto che il 7 gennaio 1940 debuttava davanti ai suoi nuovi tifosi contro l’Anconitana. A dire il vero non fu un esordio particolarmente fortunato visto che Attilio, colpito da una pallonata, ne fu stordito per un bel pezzo, pur rimanendo sino in fondo al suo posto.

Una settimana più tardi, contro il Padova, la Gazzetta dello Sport lo segnalava come il migliore in campo della sua squadra assieme a Gruden: “due autentici gladiatori”. C’era però ben poco da “gladiare”, visto che il Catania era ben poca cosa e Attilio, per quanto quasi sempre presente (giocò 15 delle 21 gare che rimanevano da disputare al momento del suo sbarco nell’isola) non poteva certo fare miracoli. Miracoli che invece fece per tenere comunque insiemela  baracca sino al termine del campionato. In sostanza, infatti, la Società non onorava i pagamenti e Attilio, generoso come al solito (anche se lui, qualche anno più tardi, rievocando la situazione in un’intervista concessa a Gianni Batoli Avveduti del Corriere dello Sport non utilizzò esattamente questo aggettivo …), finì per rinunciare al proprio compenso, garantendo ai propri compagni l’indispensabile per andare avanti. Il 16 giugno 1940 il campionato di serie B terminò. Il Catania chiuse all’ultimo posto in classifica salutando il torneo con una vittoria per 2-0 contro la Molinella. Nessuno ci badò, l’Italia era entrata in guerra da meno di una settimana e c’erano cose ben più importanti di cui occuparsi. Attilio, dal canto suo fece immediatamente ritorno a Roma dove per un certo periodo mediterà addirittura di mettersi a fare il taxista, a dissuaderlo con la sua logica ineccepibile, come raccontava il grande maestro Vittorio Finizio,