La penna degli Altri 25/02/2010 09:13

Aspettando la settima

 

Quell’anno la Roma resse fino al terzo turno, quando venne eliminata dai belgi del Bruges, ed al secondo, in un assolato pomeriggio e in un Olimpico gremito, ribaltò l’1-0 subìto in Svezia grazie ai gol segnati da Stefano Pellegrini e da Loris Boni. Ci toccò attendere 7 anni per assistere alla seconda rimonta europea, ma quella fu infinitamente più entusiasmante perché proprio quel giorno tutti ebbero la consapevolezza che la Roma era diventata una squadra in grado di confrontarsi con qualsiasi avversaria anche a livello internazionale.

 

Nell’Anno del Signore 82-83 (quello del secondo scudetto), dopo aver rischiato di uscire al primo turno con l’Ipswich malgrado avesse vinto 3-0 all’Olimpico, e dopo aver eliminato il Norrkoeping ai calci di rigore (Tancredi insuperabile dal dischetto, ci aveva regalato già due Coppe Italia) la Roma andò a battagliare sul campo del titolatissimo Colonia, perdendo di misura 1-0 con l’arbitraggio del francese Voutrot che un anno più tardi si sarebbe tristemente reso famoso per il tentativo di corruzione nella semifinale di Coppa Campioni col Dundee. Al ritorno, l’8 dicembre, caratterizzato da una pioggia fitta e da un clima invernale, la Roma scese in campo in uno stadio stracolmo, grazie al quale stabilì, con 906 milioni di lire, il nuovo primato italiano assoluto di incassi. La tattica fu quella dell’attesa, con i giallorossi intenti a ruminare gioco fino al momento di colpire prima con Iorio e poi, quando tutti pensavano ai supplementari, con Falcao.

Quel calcio d’angolo battuto da Conti e quello stop di petto del Divino prima di sferrare il siluro che trafisse  Schumacher, restano uno dei ricordi più emozionanti della mia vita da tifoso. La terza rimonta riassume in sé l’essenza della Storia della Roma. Stagione 83-84, Coppa dei Campioni. Nella semifinale di andata la Roma, senza Falcao, perde inaspettatamente 2-0 contro gli scozzesi del Dundee. La finale, in programma all’Olimpico, è a un passo, ma per raggiungerla serve un’impresa: bisogna vincere 3-0. In à e nelle radio non si parla d’altro. Quando scendono in campo lo stadio è una bolgia infernale. Vautrot ci annulla inspiegabilmente due gol regolari, poi si scatena Pruzzo: due reti ed un rigore procurato che trasforma Di Bartolomei.

 

Quarta rimonta: stagione 88-89. Sono tempi difficili. Si comincia a giocare al Flaminio per ristrutturare l’Olimpico in occasione dei Mondiali che si avvicinano. La Roma perde in casa col Norimberga ma al ritorno si scatena Renato e passa il turno, poi a Belgrado, in un autentico girone dantesco con i tifosi che, sentendoci fare la radiocronaca in italiano, minacciano di tagliarci la gola, perdiamo 4-2 subendo (record mondiale) quattro gol di testa. La doppietta di Bruno Conti, però, ci tiene a galla, ed al ritorno (giocato all’Olimpico con la Curva Nord abbattuta) sale in cattedra Andrade e la Roma vince 2-0 (Voeller e Giannini su rigore) pur giocando tutta la ripresa in 10 per l’espulsione di Lionello Manfredonia. Bisognerà attendere 15 anni per assistere alla sesta ed ultima rimonta.

Ultimo anno di Capello: al terzo turno di Coppa Uefa i giallorossi eliminano i turchi del Gaziantespor in un pomeriggio di marzo caratterizzato dalle targhe alterne e da uno stadio praticamente vuoto. e Cassano ribaltano nel primo tempo l’1-0 subìto all’andata. Ce la faremo stasera ad aggiungere un’altra perla per completare le magnifiche sette?