La penna degli Altri 03/01/2010 10:40
"Volevo tanto questa città se Roma chiama dici solo sì"
Mazzone, che lo ha fatto grande a Brescia, ricorda un ragazzo generoso e disponibile, simpatico e spiritoso. Rimasto il ragazzo cresciuto a Stella di Serramazzoni, terra di centravanti come Gianni Bui e Piero Baisi, una terrazza sulla pianura Padana che si affaccia su Maranello. Il suo primo acquisto non è stata una Ferrari, ma una villa a Montale, dove vive la Modena bene e dove si ritirerà un giorno con la sua Marta Cecchetto. Toni ama stare lì, con il gruppo di amici con cui gioca a carte e vede le partite: una volta si fermava al bar Magreda, oggi la riunione è alla vecchia scuola, quella che Luca frequentava da bambino e dove la mamma Valeria lavorava come bidella: Toni l´ha comprata, quella scuola, e l´ha trasformata in un circolo ricreativo per i ragazzi, con televisione (per calcio e volley altro suo amore), biliardo e cibo.
La sua grande passione sono le tigelle di mamma e i burleschi, ma non ha esagerato: in attesa «della chiamata della Magica - ha confidato agli amici - mi devo allenare alla Meridiana, il club vicino a casa, così mi faccio trovare in forma per la Roma e per Lippi. Il cittì mi ha fatto la stessa promessa fatta a Fabio Grosso: mi porterà al mondiale se segnerò ancora e grazie a Totti lo farò di sicuro». Luca non è mai stato un integralista degli allenamenti e forse per questo è esploso tardi: a Palermo, con Guidolin, ha capito che poteva diventare un numero uno e si è messo sotto.
E "Numero uno" lo è stato, diventato campione del mondo in Germania, dove gli hanno dedicato una canzone che diceva proprio così: "Numero uno". Una cantilena piena zeppa di luoghi comuni che Luca odia, ma che oggi è un tormentone sui telefonini dei romanisti. Quei tifosi che in diecimila lo hanno applaudito ieri allo stadio Flaminio nell´amichevole contro la Cisco (3-1, doppietta del ritrovato Baptista), tre gol divorati da Toni, (due di testa, uno di piede) e assist a Menez.
«Io sono pronto per giocare a Cagliari mercoledì, mi manca il ritmo partita. Sono strafelice, mi sembra di essere qui da tanto». Forse perché ha ritrovato gli amici Perrotta, De Rossi e Totti. «Francesco l´ho incontrato sul lettino del fisioterapista - racconta - e mi ha detto: finalmente prenderai un po´ di botte al posto mio». I suoi addii sono sempre stati traumatici: a Palermo lo hanno accolto con diecimila fischietti, a Firenze il 7 febbraio lo aspettano per contestarlo. A Roma invece è tempo di benvenuto: «Volevo fortemente venire qui, anche se non so spiegare il motivo: sarà per Totti, oppure per la città, per l´atmosfera. È una di quelle chiamate che quando arrivano dici solo sì».