La penna degli Altri 22/01/2010 09:16
Vendetta e rimorsi: il passato spaventa la Juve

Ecco, questo dovrebbe piacergli. E gli piacerà, forse, specchiarsi nel sorriso imbarazzato (pentito?) di Blanc o scommettere se Ferrara lo guarderà in faccia, quando gli stringerà (per dovere) la mano prima e dopo la partita. Il mondo si è capovolto, si direbbe. Oppure no, se Ranieri si è soltanto portato dietro la sua bravura e l´ha trasferita da Torino a Roma dove, con una squadra oggettivamente più povera (che sia davvero anche più debole, è un altro discorso), ha fatto bene il suo mestiere di bravo allenatore, collezionando, in appena diciotto partite, otto punti in più della sua vecchia squadra, del suo giovane collega: domenica scorsa l´ha sorpassato e ora potrebbe dargli il colpo di grazia, anche se teme un colpo di coda.
Roma è euforica. I tifosi preparano l´esodo e quando le cose funzionano si sa che la romanità non trova argini al suo entusiasmo. I biglietti per la partita di dopodomani sono finiti in un giorno, molti partiranno lo stesso per il Nord perché tanto un posto nell´Olimpico torinese lo si troverà: non è prevista la corsa al botteghino da parte degli juventini. Ranieri sta faticosamente cercando di tenere sotto controllo queste fiammate, pur mantenendo la ace accesa: all´interno della squadra ci sta riuscendo, Roma è ancora un po´ troppo grande per lui e non può girare cortile per cortile a predicare quel basso profilo che ha imparato negli anni, con gli studi e le esperienze, con i successi e le amarezze. Da romanista si è veramente scatenato una volta soltanto, correndo sotto la curva dopo il derby (ma, da romanista, disse di no a Lotito, l´estate scorsa).
Da ex juventino, ha spedito frecciatine velenose ma il pentolone della sua rabbia non l´ha mai veramente scoperchiato: «Quello che dovevo dire, l´ho detto a chi di dovere. E prima che venissi mandato via». Con lui hanno fatto in fretta, d´altronde: era arrivato come seconda scelta (la prima era Lippi, toh) e quello è sempre rimasto agli occhi dei suoi dirigenti, dei suoi giocatori, dei suoi tifosi nonostante due anni di lavoro eccellente: confrontate la sua Juve con questa e capirete quanto ha dato alla causa. Molti di coloro che lo svillaneggiavano ora sono pronti a scappellarsi di fronte a lui, che pe ò non ha tutta quest´ansia di inseguire vendette spicciole con gli uomini che lo hanno lentamente allontanato dalla Juve e che invece proteggono Ferrara. Quelli che adesso hanno il potere, in sede e al campo. Bettega escluso, naturalmente.
Ed escluso anche Lippi, massì: se è stato il fantasma del cittì a sfilargli la panchina da sotto il sedere, a lui non sarebbe dispiaciuto collaborare con il Marcello in carne e ossa, pur di avere un interlocutore competente con cui confrontarsi. Ma forse sapeva anche che sarebbe stato impossibile entrare nel clan dei lippiani: per trovare un posto, più che la bravura serve la fedeltà. Stasera la Roma atterrerà a Torino, città in cui Ranieri non è più tornato e con la quale ha tagliato i ponti. Poi lui e la squadra andranno in albergo che, per uno scherzo del destino, sta a un centinaio di metri da quello in cui dorme la Juventus. Li dividono due larghi marciapiedi e una strada a doppia carreggiata: nessuno la attraverserà.