La penna degli Altri 20/01/2010 10:22

Un mese dopo il suo addio la vittoria a Torino è per Dino

Insomma, la aveva un seguito molto poco attaccato ad essa, se paragonato a quello della Lupa. Poiché il Professore aveva ragione, tanti juventini si sentirono “ascari” e pur non capendo bene il significato della parola se la presero a morte. La rivalità tra giallorossi e bianconeri animò la stessa trasmissione di Biscardi facendola diventare una delle più seguite della televisione di quei tempi e in tanti aspettavano il lunedì sera per assistere agli infuocati dibattiti che si svolgevano in quel salotto televisivo allestito dal conduttore. Dibattiti che vertevano quasi sempre intorno alla sfida tra torinesi e romani, che finì con lo scavalcare i confini del calcio per espandersi in ogni settore della società.

Anche nello spettacolo, ovviamente, tanto che di essa si trovano ancora le tracce nei film dell’epoca (ricordate la partita nella Valle della Morte di Vacanze in America arbitrata da Christian De Sica-Don Buro, prete ciociaro e laziale?) e in altre trasmissioni televisive non calcistiche. Celebre, ad esempio, l’ospitata in un Fantastico condotto da Pippo Baudo dei bianconeri Platini e Cabrini e dei giallorossi Boniek e Conti alla vigilia di un Roma- da giocarsi il giorno dopo all’Olimpico.

Insomma, non era calcio se non si parlava di quella sfida, che lo stesso presidente Viola sentiva come il suo vero derby personale e che Falçao, al suo arrivo in Italia, aveva indicato subito come tale. «Qual è la squadra più forte del campionato?» chiese a Fiumicino. «La » gli risposero in coro. «Allora batteremo la e vinceremo lo scudetto». Lì per lì lo presero tutti per matto, ma in tre stagioni la profezia si avverò. E senza il gol annullato a Turone si sarebbe avverata subito. Per tutti questi motivi e per tutta la storia che aveva accumulato nel decennio appena passato, quella doppia sfida dei quarti di Coppa Italia non poteva essere una delle tante. Era pur sempre Roma- e ora che l’Ingegnere non c’era più tutti, in casa giallorossa, volevano onorarla nella maniera migliore per ricordarlo con un successo che lo avrebbe sicuramente reso felice. Ma la squadra in campionato stentava, anche se nelle coppe (Italia e Uefa) fino a quel momento era andata piuttosto bene.

La gara di andata con la del 7 febbraio all’Olimpico, però, era finita con un 1-1 che non lasciava presagire nulla di buono in vista di quella di ritorno e dell’eventuale qualificazione alle semifinali. E pensare che un’autorete dell’ex Dario Bonetti allo scadere del primo tempo sembrava aver spianato la strada alla Roma, che invece, al 56’, aveva dovuto subire l’1-1 di Casiraghi. Per passare il turno, dunque, i giallorossi dovevano andare a Torino per vincere o strappare un pareggio con più gol. Ci riuscirono, con il difensore tedesco Berthold che li portò in vantaggio al 35’ e Rizzitelli che raddoppiò al 44’, mandandoli al riposo sul 2-0. Nella ripresa la provò a reagire, ma la Roma resse e il punteggio non cambiò più, regalandole una qualificazione alle semifinali meritata e da qualcuno anche insperata proprio nel giorno in cui ricorreva il primo mese dalla scomparsa di Dino Viola.

Negli spogliatoi furono in molti, tra i romanisti, a notarlo e a dire che quella sera la vittoria era arrivata anche perché lui, da lassù, li aveva protetti e spinti a conquistarla. “Chissà come sarà contento il presidente” dichiararono quasi in coro i giocatori nel dopo partita, non senza qualche lacrima di commozione, nel dedicargli il successo. Il terzo dell’era Viola sul campo della dopo quello - sempre in Coppa Italia - per 1-0 firmato da a fine maggio ’81, e l’altro 1-0 con gol di Falçao il primo novembre del 1981. In semifinale la Roma eliminò il Milan e in finale sconfisse la Sampdoria appena diventata campione d’Italia conquistando così la sua settima coppa.