La penna degli Altri 20/01/2010 10:04
Ranieri-Juve. Tutta la verità
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Il tecnico venne cacciato a maggio di un anno fa, ma la rottura partì da lontano Estate 2008: Secco ha in mano Xabi Alonso, lallenatore gli preferisce Poulsen...
Tutte le rotture partono da un punto, il big bang, che sprigiona unenergia negativa così violenta da resistere nel tempo a ogni forza contraria. Claudio Ranieri ha cominciato a perdere la Juventus nellestate del 2008, nonostante un campionato importante alle spalle e una stagione incoraggiante davanti. Alessio Secco, un direttore sportivo che (ricambiato) non stimava, andò in Inghilterra a comprare Xabi Alonso, che allora costava 17 milioni. Era tutto a posto, sia con il Liverpool che con il giocatore. Ma Ranieri non era daccordo. Avendo due esterni di qualità come Camoranesi e Nedved preferiva un altro tipo di centrocampista, che fosse capace di affiancare Sissoko nel lavoro sporco. Non per forza Poulsen ma nemmeno un regista elegante che avrebbe fatto venire le vertigini alla squadra. Ranieri fu ascoltato. Xabi Alonso restò al Liverpool, Poulsen andò alla Juventus. Ranieri non è mai stato perdonato per questa scelta, che si poteva discutere ma non indicava una preferenza assoluta: era un problema di filosofia, non di individui. A quel punto, Ranieri doveva dimostrare sul campo di avere ragione.
LO SCONTRO RINVIATO
Linizio della stagione gli dà torto. Poulsen sta sempre fuori per la pubalgia, la Juventus gioca male e rimane a distanza di sicurezza dallInter. E così il 30 settembre, giorno del 2- 2 in Champions League contro il Bate Borisov, otto mesi prima del licenziamento effettivo, la società è quasi convinta di cambiare allenatore. La tentazione di promuovere Ferrara è già presente nella testa di Blanc. Lo capisce anche Ranieri. Ma nessuno osa innescare un meccanismo perverso. Troppo azzardato, poco da Juve. Nonostante le due successive sconfitte consecutive tra il 5 e il 18 ottobre, con Palermo e Napoli, la svolta viene rinviata.
Anche perché entrano in scena i campioni, su tutti Del Piero. Ranieri, che il primo anno lo centellinava, lo libera. «Ale, tocca a te, prendi per mano i compagni » . Del Piero risponde come la locomotiva di una Frecciarossa e imprime unalta velocità al treno: sette vittorie consecutive, comprese le due contro il Real Madrid con tre gol suoi, riportano la Juve in area scudetto e garantiscono la qualificazione agli ottavi di Champions. I pensieri rivoluzionari di Blanc si intorpidiscono. Non spariscono, ma finiscono nel freezer della mente. Nemmeno il ko con lInter a San Siro (1-0, Muntari) altera gli equilibri, fragili eppure tosti. La Juve prima di Natale vince altre quattro partite, tra cui il brillante 4- 2 contro il Milan, e comincia il 2009 con un altro risultato positivo: 1-0 con il Siena, manco a dirlo targato Del Piero.
BLANC-RANIERI DIVISI SU DIEGO
Ma gennaio è il mese del mercato invernale. E le voci che avvicinano Diego alla Juventus si infittiscono. Ranieri, in tempi non sospetti, esprime il suo parere ai microfoni della tv di casa, Juve Channel: « Diego è bravissimo, lo stiamo seguendo. Ma dobbiamo fare le nostre valutazioni perché con un trequartista così dovremmo cambiare sistema di gioco» . Cioè il 4-4-2, che a suo giudizio è il vestito migliore per la squadra. Queste parole sono del 22 gennaio. Un messaggio molto chiaro ai dirigenti: state facendo un errore. Stavolta Blanc non gli darà retta, ricordandogli la presa di posizione sul caso Xabi Alonso, e recupera la certezza che non si possa continuare con Ranieri. Deve solo aspettare il momento giusto, la legittimazione da sconfitta, che però tarda ad arrivare. Dopo il doppio stop con Udinese e Cagliari, la Juve conquista 19 punti in 7 partite, chiudendo la serie il 21 marzo con un 4- 1 in casa della Roma. La contemporanea eliminazione dalla Champions League, molto dignitosa contro il Chelsea di Hiddink, passerebbe quasi inosservata. Già. Se i dubbi sulla gestione tecnica non si trasferissero dalla società allo spogliatoio.
QUELLINTERVALLO AD ALTA TENSIONE
Ranieri ama definirsi « un martello » . E un tipo che non ha paura dello scontro a prescindere dallinterlocutore. Ma alla lunga questo atteggiamento viene interpretato da alcuni giocatori come una manifestazione di ostilità. Trezeguet, in un anno balordo, parla ai giornalisti francesi dopo leliminazione con il Chelsea: « Ranieri mi ha sostituito e non capisco perché. Dovevamo segnare e ha tolto un attaccante» . Ranieri lo distrugge con una replica tranciante: « E un bambino viziato. Già eravamo in inferiorità numerica per lespulsione di Chiellini, con lui giocavamo in nove. Trezeguet mi ha tradito come uomo» . Rapporto chiuso. Ma è nulla rispetto a quanto capiterà dopo, il 3 maggio allOlimpico di Torino, con la Juve in difficoltà. Allintervallo il Lecce è in vantaggio 1- 0, Ranieri sostituisce Del Piero e Camoranesi. Del Piero sbuffa ma ci sta, Camoranesi no. Si arriva a un passo dalla rissa ( qualcuno assicura che quel passo sia stato anche superato). Buffon perde le staffe: «Mi avete rotto, pensiamo a giocare! » . Rientra in campo prima degli altri e urla tra sé e sé la sua rabbia. Medita addirittura laddio alla Juve. Ranieri ormai è circondato da parecchi giocatori influenti che hanno perso fiducia in lui - diciamo così - perciò non ha più possibilità di conservare il lavoro. Blanc se ne rende conto e gli chiede di dimettersi. Risposta: «Non se ne parla, cacciatemi voi se volete» .
Tutti sanno che il rapporto di convivenza sta finendo. Ranieri sembra il maestro supplente in una classe di discoli. E stata la stessa società a deturparne limmagine, con il pranzo organizzato i primi giorni di aprile al ristorante Da Vittorio di Recco, sulla riviera ligure. Al tavolo sono seduti Blanc, che cerca consigli e pianifica strategie, e Lippi, ct nostalgico. Il progetto Ferrara oggi e Lippi domani nasce lì, con tanto di nomi: Diego, Grosso, più Cannavaro che la Juve ha già ingaggiato, vengono virtualmente acquistati quel giorno. E Ranieri come la prende? Con la calma di chi si sente a posto con la coscienza: «Se Lippi torna dopo il Mondiale mi sembra una cosa buona, è un grande nome. Non cè niente di male se ha incontrato la società» .
NASCE IL PIANO ASPETTANDO LIPPI
Prende forma il Grande Patto: un anno di transizione e poi il rientro di Lippi come dirigente interessato alle faccende tecniche. Ranieri viene rassicurato da Blanc: «I conti si fanno a fine stagione» . E anche la frase di John Elkann ( «E presto per i bilanci » ) viene interpretata come una garanzia di stabilità. Almeno momentanea. Ranieri in conferenza stampa puntualizza per i posteri: « Dopo la serie B, questa società puntava a vincere in cinque anni. Io ho fatto quello che dovevo, anzi di più. Terzo il primo anno, secondo adesso» . Ma Ranieri, che spesso aveva invocato larrivo di un uomo di calcio (alla Bettega) capace di mediare tra lui e la società, non è più padrone in casa sua. Il secondo posto, con una serie di cinque pareggi e una sconfitta, scivola via a vantaggio del Milan. E la Coppa Italia scappa in mano alla Lazio. I tifosi protestano con un coro ossessivo e doloroso: « Claudio Ranieri, vattene a casa» . Diego alla fine viene comprato costringendo lallenatore a una frettolosa retromarcia: «Larrivo di Diego è stato concordato con me » . Peccato che lui in privato avesse chiesto con forza lacquisto di un successore di Nedved, da Ribery a Silva, per non snaturare la squadra.
La fine, come spesso capita in questi casi, viene scritta da un pretesto. La Juve fa 2- 2 in casa con lAtalanta, allunga la serie negativa a sette partite. Elkann e Blanc agiscono distinto: « Rischiamo di perdere la Champions, cambiamo immediatamente» . E il 18 maggio 2009, un lunedì, mancano due giornate alla fine del campionato. Ranieri sapeva che Ferrara sarebbe stato il suo erede ma non riesce a credere alle sue orecchie quando gli comunicano lesonero. La sua reazione si può sintetizzare in questo concetto: «Ho fatto più di quanto mi fosse stato chiesto, voi mi mandate via » . Ranieri minaccia una causa civile. Poi però trova la Roma, approdo soave. E tutto il resto non conta più.