La penna degli Altri 07/01/2010 16:20

Luca a Cagliari, buona la prima

Se parametrati con quanto guadagnano i giocatori di calcio, non sono troppi. I calciatori guadagnano troppo, ma questo è altro discorso e farlo qui e farlo su Toni è fuori luogo. Però nel costo dei giocatori c’è di solito una voce in attivo che nel caso di Toni non c’è: l’investimento. Li paghi tanto anche perché sono vincolati ad un contratto, sono “proprietà” della squadra, anzi della società. Puoi lavorare e sperare che, giocando bene, aumentino di valore sul mercato. E che quindi il capitale che investi anche per pagare la retribuzione del giocatore sia investimento che rende. Se il giocatore “va”, cresce anche il patrimonio della società. Insomma i soldi spesi per pagare lo stipendio possono anche fruttare a loro volta soldi, ripagarsi da soli. Così non è nel caso di Toni: se giocherà bene, il vantaggio finanziario sarà del Bayern. Alla Roma ne verrà vantaggio sportivo e di classifica, che non è poca cosa. Ma vantaggio finanziario proprio no. Quindi i conti di Toni in bilancio tornano solo se la Roma quei tre milioni e passa non li spende più altrimenti, se cioè risparmia da qui a giugno altrettanti euro in stipendi che non paga più. Insomma se vende o presta qualcuno, qualcuno il cui stipendio lo pagano altri.

Secondo Toni, quello del campo. Molti temono Toni sia un giocatore “vecchio”, cioè in qualche misura, peraltro da accertare, logorato dagli anni e dalla carriera. Si teme insomma che Toni non possa essere più “il Toni di una volta”. E simmetricamente si spera che sia invece sempre lo stesso di prima, al massimo con un po’ di “ruggine” da eliminare e lucidare. Non credo sia questo il problema: Toni non è un giocatore “vecchio”. Sulla sua integrità fisica e sul suo recupero di forma non ho dubbi. Il problema è che Toni è un giocatore “antico”. Quelli del Bayern non sono pazzi e quelli della Roma non sono scemi. Il problema del Toni “bidone” non esiste. Esiste il problema di un giocatore, di un tipo di giocatore che le grandi squadre europee non sanno e non vogliono più utilizzare nel loro modo di giocare. Una “punta” come Toni non è prevista nel Real, Cristiano Ronaldo e Benzema giocano in tutt’altro modo, per non dire di Kakà. E di “simil Toni” non ce n’è nel o nel Chelsea o nel Manchester e nemmeno nell’Inter. In tutte queste squadre gli attaccanti hanno mobilità e posizioni in campo maggiori e diverse da quelle del giocatore “tipo Toni”. Dunque il Bayern cede Toni non perché Toni sia “vecchio”, tanto meno stanco. Lo cede perché vuole giocare altro tipo di gioco con altro tipo di “punte”.

Un giocatore “antico” o, se preferite, “classico”, italianamente “classico”, gioca bene e serve ad una squadra che decide di giocare in modo “italiano”, “classico” e “antico”, senza che quest’ultimo aggettivo suoni necessariamente come negativo. Una squadra che giochi insomma come l’Italia ai mondiali. Dal 1982 in poi, un gioco quasi mai brillante e veloce, talvolta redditizio fino al trionfo, talvolta sterile e cocciuto.

La Roma può giocare così, val la pena di giocare così, converrà giocare così? Lo sa, lo deve sapere un po’ Ranieri e un po’ la fortuna. Noi possiamo dire solo che vale la pena di tentare. Ad una condizione, dettata da un tifoso assiduo ma incompetente quale sono: che giochi dunque Toni, ma al posto di Vucinic. Al posto vuol dire “invece” di Vucinic. Non tutti e due insieme. Con tutti e due insieme il tasso di passaggi imprecisi sale troppo e il tasso di palleggio corretto cala sotto la soglia di sostenibilità. Toni in campo non può essere solo “un’aggiunta”, deve, può essere solo una “scelta” che altre ne comporta per funzionare. Terzo Toni, quello in squadra. Nessuna memoria di eccessi, protagonismi. Niente gossip e parole fuori posto in una lunga carriera. La sensazione fondata di un uomo e giocatore serio ed equilibrato. Nonostante un inquietante, inquietante per chi lo ha pensato e messo in onda, servizio di un tg di Mediaset che annunciava la “guerra tra Ilary e la compagna di Toni”, arrivano a Roma un professionista e una persona entrambi maturi, affidabili e di spessore. Spesso lo si ignora, ma è anche da queste qualità che “si giudica un giocatore”.

Toni a Cagliari? Se ci sarà, per quanto tempo dovesse esserci, la “prima” sarà comunque buona. Il miglior benvenuto da dare a Toni e che Toni merita sarà quello di non proclamarlo eroe invincibile se segna un gol e non avvilirlo con il mugugno se tocca tre palle e due le sbaglia. Toni a Roma, Toni nella Roma non è un fast-food, è una ricetta complessa. Sinceri auguri allo chef e a tutti noi invitati ad assaggiarla.