La penna degli Altri 10/01/2010 10:58

De Rossi, lampo da Champions

Così la Roma impara la lezione di Cagliari, tenendo botta fino alla fine ad avversari volenterosi ma spuntati (assente Pellissier). Sono tre punti pesanti, per come arrivano e per quel che dicono: Toni sarà pure un po’ arrugginito, ma, aspettando , è un arrivo importante. In Italia uno così può fare ancora la differenza .

La chiave È tutta nelle primissime fasi del match. C’è una Roma decisa a chiuderlo subito che segna dopomeno di un minuto, sul primo corner. Tutti a preoccuparsi di Toni, libero sul cross di Pizarro di anticipare di testa Mantovani. Poi la Roma un po’ si compiace, un po’ spreca (Toni di testa) e un po’ s’appisola, tanto da consentire a Abbruscato, lanciato da Rigoni, di arrivare davanti a Doni. Tutti colpevoli i reparti centrali, meno il che evita il gol ma rimedia l’inevitabile rosso, per la manata che fuori area dà al pallone. Qui, minuto 12, dentro e fuori Vucinic anche perché non si può togliere Toni nel Toni-day, comincia un’altra partita.

Roma col 4-4-1 ma mai votata alle sole barricate, Chievo che cambia tre volte faccia, tecnici bravi entrambi a giocarsi le carte a disposizione in panchina. Il risultato non cambia perché Juan è un gigante e Abbruscato, Bogdani eGranoche, l’artiglieria pesante del Chievo, sono, dimensioni a parte, dei nani.

Roma avveduta Cagliari deve essere rimasta nella testa dei giocatori e di Ranieri, ma in senso positivo, quale errore da non ripetere. I cambi, dopo quello obbligato che costa un match da incolpevole spettatore a Vucinic, sono centellinati a dovere, anche se il Brighi che a metà ripresa rileverà è dovuto ad un acciacco del capitano. Baptista subentrerà a Toni solo nel finale, quando proprio non se ne potrà fare a meno. E Menez in tribuna (o a casa, chissà) è una garanzia. Roma quarta almeno per un giorno. E se Cassano a fa la grazia...

Chievo sterile Un tiro di Bentivoglio respinto da , un tap in di Ariatti fuori bersaglio, è tutta qui la produzione offensiva del Chievo in superiorità numerica. Di Carlo tiene larga la squadra, sfrutta la panchina, cambia tre volte modulo finendo con la difesa a tre, ma non c’è niente da fare. Se i simpatici veronesi sono nove punti sopra la zona retrocessione, vuol dire che il calcio italiano non sta messo benissimo.