La penna degli Altri 20/01/2010 09:24
Chiudere quella curva è stato un errore
Gli stadi vuoti restano una schifezza. Squallore assoluto. Non ce la faccio proprio a godere fino in fondo se la Roma straccia il Genoa dentro unOlimpico che risuona come la casa degli spettri. E come fare festa avendoci addosso la rogna.
Quei fenomeni che amministrano il calcio non vogliono capirlo. E cosa sinventano? In nome della giustizia, svuotano laltro Olimpico, limitazione di Torino. Sabato sera, Juventus-Roma, la partita più romanzesca degli ultimi trentanni, si giocherà in un mezzo deserto ghiacciato. Devo gioire da romanista? No, provo rabbia. Quel sentimento di ulcerosa sconfitta, quando la stupidità prevale.
Io voglio che la mia Roma stravinca in uno stadio farcito di gobbi, li voglio tutti, dal primo allultimo, bercianti, ululanti, assatanati, senza nemmeno un romanista attorno, perché lo stadio sia compiutamente, ferocemente nemico. Lo sento il benpensante come un foruncolo sotto pelle: ma come, e i cori razzisti? Non li puniamo? Ecco il punto. La farsa. Piatto forte di questa nazione. Da Maroni a Campana, passando per Abete, Beretta,
Petrucci, Collina, per una volta sono tutti daccordo: le partite vanno sospese in caso di manifestazioni razziste.
Bello. Molto edificante. Piccolo dettaglio, nessuno si assume la responsabilità della decisione. Parte un balletto da
sbellicarsi, tocca a te, no a lui, macché... E allora che si fa? Qualcosa bisogna pur fare. Via il bambino cattivo con lacqua sporca. Zac. Avanti la scure. Decapitiamo. Tessere, tornelli, trasferte proibite, striscioni censurati, curve abolite. Le autorità del calcio, preposte per riempire gli stadi, li svuotano. Geniale paradosso, sarebbe tanto piaciuto a Oscar Wilde.
Come investire milioni di euro per allestire uno spettacolo e poi negarlo al pubblico. Il provvedimento del giudice sportivo di chiudere la curva a Torino è solo una cosa: testimonianza imbarazzante di due deficit, un deficit di strategia e uno di pensiero. Lincapacità di colpire i veri, eventuali colpevoli ti spinge a sparare nel mucchio. Non entro nel merito del caso Balotelli. La spiegazione è complessa, proprio perché terribilmente semplice, tribale e dunque politicamente scorretta. Il ragazzo offre e soffre, se cosi si può dire, di un caso alta definizione. Detto altrimenti, il suo problema è leccesso dindividuazione.
Due i fattori, anzi tre: la pelle nera, i lampi da guerriero masai e le notevoli cazzate che distribuisce in campo a livello di comportamenti. Linsieme fa il babau, il diverso su cui la collettività esercita il diritto di rimozione. Un fattore su tre non è eliminabile, sugli altri due ci si può lavorare. La prova di quanto dico? Il focus su Balotelli non è solo delle curve di tutta Italia, ma anche di Mourinho che lo bastona un giorno sì e laltro pure, dei media che lo assediano, del giudice sportivo che lo punisce in modo originale. Sono razzisti anche loro? E comunque, torno alla questione che conta, se quattro scemi berciano Balotelli, il rimedio è ammazzare il calcio?