La penna degli Altri 23/01/2010 10:16
Battere il passato senza dirgli grazie
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A fissare una partita ci sarebbe quella col Basilea in Coppa Uefa: fece così schifo la squadra che Ranieri se la cucinò, ma la cottura è stata fatta talmente al punto giusto (una carota qua e là per non abbattere lo scoiattolino Geremia) che adesso la squadra è tornata ad andare a ce na fuori. Queste cose, per esempio, erano successe con Spalletti che prima di una gara di Coppa Uefa con il Basilea alzò la voce a difesa dei ragazzi: la settimana dopo arrivò il 4-2-3-1. Labracadabra. Poco più di una settimana ci ha messo Ranieri a trovare unaltra pietra angolare alla sua strana costruzione originale: dopo il 4-4-1-1, il 4- 4-2, il 4-3-1-2 doveva cercare la formula giusta. Pensava. Provava. Diceva: "Questa non è la mia Roma" (ed era vero se le sostituzioni allinizio le faceva nella prima ora di gioco, mentre adesso li fa entrare al 90 senza recupero). Poi eccolo il colpo docchio: il 4-2-3-1. Labracadabra. Nel frattempo è andato recuperando giocatori come Perrotta, Taddei e pure udite, udite Cassetti, persi nei quattro entusiasmanti e logorantissimi anni spallettiani. Nel frattempo è andato recuperando giocatori spallettiani. Capito? Non solo il modulo, non solo il portiere, non solo lattaccante e non solo gli stessi giocatori: anche il dirigente.
Perché, per esempio, Spalletti alla Sensi andava chiedendo soprattutto una cosa, un dirigente che fosse veramente di riferimento per lallenatore, una figura ponte tra la squadra e la società, fra la stessa Roma e lesterno mondo, un Gian Paolo Montali non qualsiasi. Se lOttimizzatore Uber Alles è arrivato qua parole sue - oltre ai soldi, alle motivazioni e al quel gusto infinito di sfida che uno sportivo totale come lui si porta dentro, è stato per il feeling con lallenatore. Da qui ecco il cambio campo di Trigoria (arriva apposta dalla pallavolo), la tribunetta da costruire per far assistere i tifosi agli allenamenti, richieste queste che serano levate (ma non alte) da un certo, per esempio, Luciano Spalletti. Capito? No? Eppure è veramente così evidente quello che ha fatto lallenatore che una volta stava al Chelsea prima di essere mandato via dai russi (Abramovich): ha copiato, svuotandola di senso, appropriandosene dellanima splendida sanguisuga testaccina di vita la creatura di un allenatore che sarebbe tanto voluto andare al Chelsea prima che i russi se lo portassero via. Loperazione è assurda e sfacciata: la Roma di Ranieri è quella di Spalletti, ma non cè niente di più lontano fra e due squadre. Siamo alla riproducibilità dellopera darte, alla copia originale, alla benda che sanguina non la ferita, allontologia del cinema, di quando un maestro come Bazin si chiedeva: che cosè? Che cosè la Roma di Ranieri? E una copia più vera delloriginale, più forte, a tratti e questo sarebbe lultimo virtuosismo- persino più bella. Sono i baffi di Chaplin posticci che pure restano più veri nel Grande dittatoredi quelli reali di Hitler. Ranieri ha superato Spalletti a sinistra affermando completamente se stesso: le sue parole, i suoi modi persino burberi in allenamento, il suo apparente e noioso buon senso, la sua romanità. E questo linfinito apolavoro che ha fatto, molto più della scalata dallultimo al terzo posto, persino più di quel derby finito sotto la Sud. Tutto questo quando lha deciso? E per arrivare dove? Quando? A oggi.
Nella conferenza stampa di presentazione aveva detto soprattutto una cosa: "Scordatevi Spalletti e il calcio champagne?". Era un indizio macroscopico e nessuno lha visto. Scordatevi Spalletti così poi io lo posso rifare, così soltanto posso superare questo mostro che aveva fatto innamorare tutti. Era un indizio sotto gli occhi di tutti. "Raspare? I comportamenti giusti? Io non ho slogan, io sono pane pane vino al vino". Parlava nientaltro di quello che Spalletti aveva denunciato come sua intenzione di rivoluzione, parlava di normalità. E anche così che finora ha vinto: è stato più normale di Spalletti, tanto da normale che se Bettega fa la iattura, lui che fa? "Io me gratto". Per essere eccezionale gli manca un centimentro, il mattoncino rosso che completa la Torre di Babele. E oggi che può fare la differenza col passato, guardandolo in faccia, è oggi che può batterlo. Definitivamente. Totalmente. Loperazione è sfacciata: doveva abbattere il fantasma di Spalletti per arrivare a questo punto, doveva battere Spalletti perché la Juve laveva battuto e sbattuto fuori consentendo a Ranieri di prendersi la panchina della Roma. E vero -come dice - che Ranieri non vuol battere la Juve per prendersi alcuna rivincita, Ranieri vuole batterla per evitare anche di dirle grazie.