La penna degli Altri 06/12/2009 11:29
Totti, De Rossi e Mexes: quanto sei bella Roma

Daniele: Biondo, rosso damore. E il nostro mare
Veloce e sveglio come i vicoletti di Trastevere, De Rossi è la Roma che esce di casa, è le piazza aperta al sole, biondissimo comè biondissima Roma la mattina. De Rossi è un urlo: di divertimento, di rabbia, è la giostra dei sentimenti che ha questa città. Tutti. De Rossi è un urlo rosso, damore, pieno di lavoro, di fatica e di amicizia. E la vecchie sfida a Borgo, loratorio di strada: sanguigno e colto, aristocratico e popolare, Roma se la porta dentro, la difende ma non la nasconde, sfacciato e discreto è il contrario dello stereotipo romanesco esportato da rappresentazioni di quintordine allestero. De Rossi è V la Roma più tradizionale che ci sia (una volta per fare una serenata sì vestì da Meo Patacca) e la più fresca e nuova che ci sia: la Roma bella del futuro. Se Totti è un lampo nellinventare leccezionale, De Rossi è il genio nella prosa, nel quotidiano: è lintesa immediata che i romani hanno con una battuta (unapertura, un lancio verso un compagno, un conoscente che diventa subito un amico, uno dei tuoi) e laggettivo perfetto e puntuale che qualifica ogni situazione nel suo lato più dissacrante e vero. E l"aho" e il congiuntivo perfetto, è tutti toni che
questa città sa dosare, come unonda. De Rossi di Roma è il mare.
Rugantino: Adottato dalla Lupa. E' Asterix traditore
Pare che sia andato a Piazza Farnese a togliere dal balcone della sua ambasciata il tricolore napoleonico per mettere la bandiera della Roma tricolore dell83 (quella col pallone con la scia su sfondo bianco). Totti e De Rossi sono i figli di questa città, lui pure: quello adottato, la stessa dignità. Roma insegna questo, oltre al diritto del sangue ha quelli suoi, una volta che ti fa tuo sei suo per sempre, romano come se ci fossi nato. Niente differenze. Mexes è il pellegrino fulminato dalla Madonna plebea di Caravaggio, è quello che preferisce cantare "Nelanelamarangon Pruzzochiericofalcon Ancelottibrunoconti Sorbi e Di Bartolomei" piuttosto della marsigliese. "Canteremo fino alla morte" - canta quando quelle poche volte va in nazionale - innalzando
i nostri color...". Apposta non lo chiama Domenech. E un intruso, è un romano, è il primo caso di tradimento della storia di Asterix, unico caso di opera darte razziata a loro e portata qui: la colonna traiana, la Torre Eiffel piazzata in qualche parchetto per bambini in periferia. Di Roma ha quasi tutto, a partire dal soprannome - che vale sempre più del nome - Rugantino - lanimo scanzonato e coraggioso, la lealtà di uno che da solo va sotto la Curva Nord e gli fa "zitti" ai laziali. Ssst... Zitti, canta lui: alè, alè, alè, Roma alè...