La penna degli Altri 21/12/2009 09:42

Ranieri: «Peccato fermarsi ora»

Il rammarico sta nel doversi fermare per la sosta. «E’ un peccato farlo adesso che eravamo lanciati. Ma dobbiamo continuare a lavorare. Ho già stilato il programma per le feste. Perché sono uno pratico, che non fa tanti voli pindarici. Voglio concretezza. E per ottenerla bisogna stare con i piedi piantati a terra. Nei prossimi due mesi ci aspetta una partita ogni tre giorni, a cominciare dagli impegni con Cagliari e Chievo, per cui bisognerà farsi trovare pronti al rientro. Il Panathinaikos? Lo scorso anno è andato a vincere a Milano con l’Inter. Al 100% della condizione però ce la giochiamo con tutte. Vedremo a fine febbraio come staremo noi e come staranno loro».



Netto il giudizio sulla partita giocata.
«Siamo stati molto intelligenti a far girare palla senza scoprirci e senza dargli la possibilità di trovare fiducia. Nel secondo tempo li abbiamo ancor più sotto. E dopo il gol non ci siamo fermati, cercando il secondo. Nessuno si è accorto che avevamo giocato giovedì a Sofia, mentre loro ci stavano aspettando. Il merito è dei ragazzi, che hanno lottato su ogni palla». Una squadra che sente sempre più sua. «E’ mia anche quando perde» ci tiene a ribadire. «Sotto l’aspetto caratteriale, i ragazzi cominciano a conoscermi meglio e anch’io li conosco sempre di più. Se è questa la Roma vera? Ce lo dirà il tempo. I margini di miglioramento ci sono. E noi dobbiamo migliorarci»

Non rinuncia, Claudio Ranieri, a una piccola stoccata nei confronti della . «E’ a Torino – dice – dove ho fatto meglio, con la squadra che veniva dalla B e con me è arrivata terza conquistando la ». Non è stupito delle contestazioni in casa bianconera. «Lì bisogna vincere, per cui è normale che sia così. Se ne so qualcosa? Per quello che ero stato chiamato a fare ero andato anche oltre… Ora però sono l’allenatore felice della Roma, dove spero di restare a lungo. Significa che ci saranno stati risultati positivi, che resto a casa mia e non devo andare in giro per il mondo». Una squadra, la sua, in cui tutti si sentono partecipi di un progetto. «Quando hai trenta giocatori, è però difficile accontentare tutti. A chi sta soffrendo, perché magari non va nemmeno in tribuna, bisognerà dare una chance. Mi piace che giocatori come Taddei, Cassetti e Baptista stiano tornando. E chissà che proprio Baptista non sia quello che stiamo cercando…».