La penna degli Altri 11/12/2009 10:19

Quella volta che a Franco segnalai un certo Luca

Lui, anima benedetta, era rimasto legato al calcio d’antan, quello di suo padre, Silvio, in cui si diceva back invece di terzino e il centr’avanti veniva chiamato ‘primo di centro’. Insomma, capiva e bene tante cose, l’ottimo Franco, ma per lui il pallone si risolveva a pura, seppur grandissima, passione. Il che non è una colpa e tanto meno un dramma: non gl’impedì infatti, venuto il momento, di metter su una Roma d’eccellenza. E il rammarico, al momento, s’accresce osservando quel che stanno combinando le sue discendenti e dames d’atour. Ma torniamo a quel mio Toni, ch’è meglio.

Passò del tempo, senza che il presidente romanista desse sèguito alla promessa: evidentemente, il rapporto degli osservatori tardava a venire. Di contro, Sagramola e, soprattutti, Borgia, che con la Lodigiani era economicamente impegnato, anche per via dell’erigendo (allora) complesso della Borghesiana, smaniavano un pò.

Talché, a collo storto, perché dall’affare non avrei tratto alcun personale vantaggio, mi rifeci sotto: “Scusa, Franco, ma per quel Toni della Lodigiani, hai deciso qualcosa?”.

“Sì, ho deciso che non c’interessa, anche se a Carletto non dispiace…”.

‘Carletto’ era, ovviamente, Mazzone, all’epoca allenatore della prima squadra. Forte di questo, mi permisi d’insistere: ”Ma se Mazzone è d’accordo, perché non t’interessa?”.

“Non posso ignorare il parere dei tecnici addetti al mercato e questi mi hanno detto che di attaccanti come ‘sto sellerone, in Italia, oggi ce ne stanno cinquecento. Capito?”.

Certo che avevo capito: alla corte dei consiglieri un’operazione da ‘soli ottocento milioni’ non interessava. Come dicevano gli antichi? De minimis non curat praetor. Fu così, in queste esatte circostanze, che, quattordici anni fa, Luca Toni mancò per un niente il suo giovanile accesso alla Roma. In seguito, i fatti dimostrarono che ‘cinquecento come lui’ non c’erano in Italia, e nemmeno probabilmente nel mondo. La storia è nota: il ragazzone andò alla e fece sfracelli, poi, in Germania, continuò con gran furore di gol. Era già sulla via del declino, quando gli riuscì il colpo ai Mondiali

Ora, non so che dire. Certo, gli 800 milioncini d’allora erano niente. Che peccato averlo perso! Ma è inutile piangere sul Toni versato. Comunque, se si tratta, per la Rometta d’oggi, di fare un piacere al Bayern (sul cui bilancio il ‘pennellone’ pesa non poco), visto che non costa niente, fàteglielo pure. In ogni caso, meglio Toni all’ultima stazione che Adriano in via di redenzione.