La penna degli Altri 09/12/2009 09:47

Ma alla Samp serve il suo leader

Ricapitoliamo. Sabato 28 novembre, sconfitta 3-0 nel derby della Lanterna. Martedì 1° dicembre, sconfitta 2-1 al Ferraris, contro il Livorno ed eliminazione dalla Coppa Italia, in cui l’anno prima la Sampdoria era stata finalista. Ultima tappa, 5 dicembre, batosta contro il Milan al Meazza, un 3-0 maturato dopo appena 23 minuti. Altre tifoserie, in occasioni simili, avrebbero fatto fuoco e fiamme. I sostenitori blucerchiati, invece no. Arrivati a Milano in duemila, hanno cantato per tutta la partita, anche sul 3-0. Non applaudivano la gara, ovviamente, ma la squadra e la società. Perché la Sampdoria, per gran parte di questo campionato, ha fatto vedere il miglior calcio della stagione, giocando meglio di squadre costate cinque volte di più. Giocava bene, vinceva, dava l’immagine di una squadra giovane e sfrontata, molto simile a quella che vinse uno scudetto e fu protagonista di un ciclo indimenticabile, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. La Sampd’oro.

Oggi il sapiente meccanismo fatto di campioni (Cassano, Pazzini, Palombo), giocatori rigenerati (Mannini e Ziegler) e giovanissimi (Poli, Cacciatore) si è inceppato. E se è vero che i tifosi della Sampdoria sono speciali, e che esiste ancora quello “stile Samp” di cui Paolo Mantovani era orgoglioso, è anche vero che molti sono comunque preoccupati, nervosi. Le voci di questi tifosi delusi, nei giorni scorsi, si sono sentite, nelle trasmissioni come nei forum sui siti.

Anche per questo era stata lanciata da alcuni tifosi l’idea di darsi appuntamento al Mugnaini di Bogliasco. Non per contestare, ma per fare quadrato e fare sentire alla squadra che l’ambiente era compatto e pronto a ricominciare a camminare di buona lena. Una bella iniziativa, ma il siparietto di Cassano ha parzialmente guastato la festa e ha rischiato di dare all’esterno l’immagine di un ambiente nervoso e spaccato (fatto che, a quanto trapela dallo spogliatoio, non corrisponde alla realtà). Insomma, il Cassano comunicatore, così divertente ed efficace quando scrive libri, in questo caso ha commesso un autogol.

Dopo il fuori programma, Cassano ha spiegato di avere equivocato le parole del tifoso. Lui aveva detto “Non fare il permaloso”, perché lo vedeva correre lontano, e lui ha capito “Sei un pauroso”. Da uomo a sangue caldo qual è Cassano, cresciuto nelle strade di Bari Vecchia, si trattava un insulto che non poteva accettare. Non solo. Cassano non è un freddo, ma un ragazzo passionale. Se ha scelto la Samp, rinunciando a una parte consistente dello stipendio che percepiva al Real Madrid, è perché si è innamorato dell’ambiente. Se non ha mai esercitato la clausola che gli consente di svincolarsi e andare a giocare dove gli pare (magari dove può disputare la e guadagnare di più), è perché a Genova ha trovato la serenità, un amore, una casa. Per questo soffre particolarmente le contestazioni: da chi ti apprezza fanno più male.

Dicono anche che Cassano non sia più lui da quando ha capito definitivamente che Lippi non lo chiamerà per i Mondiali in Sudafrica. Non è bastato farsi “massacrare” le caviglie in silenzio ogni settimana dal difensore avversario di turno. E neanche mettere in archivio le “cassanate” contro arbitri e allenatori. E neppure iniziare ad allenarsi prima dei compagni, in estate per farsi trovare tirato a lucido a inizio campionato. Niente azzurro. La delusione è stata terribile. Ma proprio per questo Cassano ora dovrebbe reagire mostrando nella Sampdoria quello che solo lui sa fare. Lui è una bandiera della Sampdoria e dei suoi tifosi, il vicecapitano, il gioiello più scintillante che i blucerchiati abbiano visto sul prato di Marassi da molti anni a questa parte. E un simbolo come lui deve accettare se qualcuno lo mette in discussione, a fronte di una tifoseria compatta che lo adora e lo applaude anche quando non è in giornata.