La penna degli Altri 07/12/2009 11:42
La fiaba di Marco
«Ero talmente stordito,che dopo aver segnato non sono neppure riuscito ad esultare come avrei voluto.Non me laspettavo e ancora adesso non me ne rendo conto...», il suo virgoletatto. Tutto normale, per chi non è abituato a gestire emozioni così grandi. «Voglio dedicare questo gol a mia moglie: sta sempre a casa con i bambini, lavora tanto e io laiuto poco ...», racconta da perfetto innamorato. Dopo essersi scrollato di dosso lintera squadra,mentre stava rientrando verso il centro del campo, Marco ha guardato fisso in una telecamera e ha sussurrato ti amo. «Era per lei...». Maddai? Dire che il suo gol è stato bello, significa sminuire una prodezza da applausi che nasce da lontano, cioè quasi dalle parti di Julio Sergio. Cassetti, inposizione di terzino,ha stoppato un avversario, gli ha sradicato il pallone dai piedi ed è ripartito di corsa verso la porta di Muslera. Così, quando Brighi ha cercato un appoggio in verticale per proseguire quellazione, ha trovato esattamente il numero 77 con la maglia giallorossa( «Ho segnato al minuto 77, vero?», non proprio, ma che fa?), appostato al limite dellarea della Lazio,inposizione di centravanti. Ricevuto il pallone, Cassetti lha spostato a destra verso Vucinic e si è andato a sistemare qualche metro più avanti,suggerendo così il passaggio al montenegrino. Detto, fatto: assist di Mirko e piattone acrobatico di destro, quasi a mezza altezza, di Cassetti. E pallone imparabilmente alle spalle di Muslera, e dritto dritto nella Storia della Roma. Ungol che proietta la squadra di Ranieri («Con Spalletti eravamo più spregiudicati,ora giochiamo più coperti») nelle zone alte della classifica: quarta vittoria di fila, tra campionato e coppe, «ma nel primo tempo abbiamo sofferto molto, troppo la Lazio.Unproblema psicologico, il nostro, perchènonciteniamo così tanto a vincere il derby che non riusciamo quasi a giocarlo per il timore di perderlo. Poi, però, le cose sono andare meglio e, alla fine, siamo riusciti a conquistare tre punti pesantissimi », la chiosa sorridente di Cassetti.