La penna degli Altri 02/12/2009 09:42

Julio Sergio, doppio balzo



Julio Sergio, con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto (giugno 2010), aveva già la valigia in mano: era stato promesso al Grosseto. Finalmente poteva giocare. Una decisione di Spalletti che, in attesa del rientro di Doni, avrebbe subito promosso Sorrentino, lasciando Artur come vice. Insomma l’addio a Bertagnoli, dopo tre anni vissuti a Trigoria senza scendere mai in campo (giusto un’amichevole estiva a Leverkusen contro il Bayer), era deciso. E addirittura, sfumato Sorrentino, Julio Sergio è stato in bilico sino a poche ore prima di Roma-, cioè della partita che ha di fatto cambiato la sua avventura romana. Perché a Trigoria, già da qualche settimana, si allenava e Spalletti aveva dato l’okay per il tesseramento del rumeno e Bertagnoli, di lì a poche ore, sarebbe diventato l’inutile quarto. Dunque da piazzare. Invece l’errore di Artur nella goleada giallorossa al Kosice all’Olimpico, il 27 agosto, determinò il ribaltone.



Anche se l’esordio in A lo deve a Spalletti, Julio Sergio difficilmente riuscirà a spiegarsi come mai per il tecnico dimissionario, per tre stagioni, è stato solo «il miglior terzo mai allenato». Oggi è titolare perché non si può togliere di squadra chi, in un ruolo così delicato, dà garanzie. Ranieri, proprio dopo il successo di Bergamo, ha spiegato che certi errori costano e anche tanto. Perché il , proprio come il derby, fa storia a sé. «E’ facile sbagliare nel nostro mestiere», ha chiarito riferendosi al suo predecessore. «L’anno scorso è successo a me con Buffon: rinunciai a Manninger che stava andando bene, facendo tornare il porta il titolare. Che però ancora non era al top. E a fine stagione ho pagato io». La lo mandò via a due giornate dalla conclusione del torneo.

Perseverare sarebbe stato letale. Anche perché Julio Sergio del terzo non ha niente. In Brasile per due volte ha vinto lo scudetto con il Santos, giocando pure la Coppa Libertadores. Non finì nerl giro della Seleçao per colpa della lesione al del ginocchio, nel momento migliore della carriera. Già oltreoceano ha avuto come riserva Doni, l’ultima volta nella Juventude.

Le ultime prestazioni di Bertagnoli hanno convinto i dirigenti giallorossi ad anticipare, rispetto alle passate stagioni, la discussione del rinnovo del contratto. Il ha un ingaggio da principiante se paragonato ai compensi dei suo compagni: prende ventimila euro netti al mese (nei primi due anni in giallorosso dodicimila).



Dopo Natale, sarà convocato: gli verrà proposto un triennale. Adriano Bonaiuti, dei portieri di Spalletti, diede l’okay per il tesseramento dopo aver visto alcuni dvd su indicazione dell’ex difensore giallorosso Zago e del manager Lucci. A Trigoria arrivò a costo zero: un affare. Il terzo dal Brasile, dopo Mancini e Doni. Ma per Spalletti era solo uomo-spogliatoio e per Bonaiuti non abbastanza alto (1,84 come Julio Cesar). Per Doni è da sempre un collega: il rapporto tra i due portieri è formale.

Julio Sergio, 31 anni e una grande passione per l’arte moderna, ha il passaporto italiano, grazie a un nonno di Ripa Teatina, in provincia di Chieti. Il paese del papà di Rocky Marciano. Abruzzese come Franco Tancredi, il della Roma del secondo scudetto e per una vita giallorosso, lui di Giulianova in provincia di Teramo. L’attuale dei portieri dell’Inghilterra di Fabio Capello ammette che in alcune caratteristiche il brasiliano gli somiglia. «E’ molto reattivo, proprio come lo ero io. E sa leggere in anticipo l’azione. Non essendo altissimo, riesce a rimanere in piedi. Mi piace perché rischia, come facevo io. E soprattutto è poco spettacolare».



Tancredi è convinto che la Roma abbia risolto il problema del : «Io ho sempre apprezzato Doni, il migliore dopo Buffon e Julio Cesar. Ora non sta benissimo e Julio Sergio mi sembra in grado di sostituirlo. Io che resto un inguaribile sentimentale sono molto coinvolto da questa storia, davvero bella. Premia un ragazzo che ha saputo aspettare, con serietà il suo momento. Che non ha un ingaggio importante e che, per il fisico, non è un di moda. Ma è tranquillo. È la rivincita di noi piccoletti...».