La penna degli Altri 08/12/2009 10:46
Julio Sergio, da dimenticato a re del derby
Dallinfortunio a Roma Cera una volta un brasiliano che si chiamava Julio Sergio. Nel suo Paese aveva vinto due titoli col Santos e perso una finale di Coppa Libertadores contro il Boca Juniors. Un infortunio ai legamenti di un ginocchio aveva frenato la sua ascesa, tantè che nel 2006 arrivò alla Roma gratis. Cioè, se Conti e Pradè avevano creduto in lui, lo staff tecnico tutto sommato non molto, complice unaltezza non ciclopica (dichiara 184 cm, ma ci sono dubbi). Spalletti per Julio Sergio coniò questa definizione: «Il miglior terzo portiere del mondo». Voleva essere un complimento, ma divenne una presa in giro, anche perché dal 2006 al 2009 il portiere fu impiegato solo una volta: in amichevole col Bayer Leverkusen. Finché in questa stagione, accantonati Doni e Artur, la folgorazione: contro la Juventus spazio a Julio Sergio, ormai 31enne. La Roma perse, ma lui brillò. Da allora la favola è realtà.
Garantisce Tancredi Il paragone per tutti è uno: Franco Tancredi, il portiere del 2˚ scudetto. «Come reattività ci assomigliamo dice il preparatore dellInghilterra di Capello . È vero che adesso vanno di moda i portieri alti, ma lui può essere uno alla Peruzzi, alla Casillas, gente che, pur non essendo gigante, sa farsi valere».
Contratto & Seleçao Con queste premesse, come sorprendersi se adesso, col contratto in scadenza a giugno, lo abbiano già sondato Genoa, Samp e Palermo? La Roma vuole blindarlo (3 anni: ora guadagna 300 mila netti), però occorrerà parlare. Tanto più che si moltiplicano le voci che vogliono presto osservatori della Seleçao interessati a lui. Daltronde, se Doni (3˚ portiere del c.t. Dunga) ora è sua riserva, perché no?
La sfida «Lho visto tante volte triste dice il manager Alessandro Lucci . È stato ripagato ». Grazie alla moglie Kelly e al figlio Enzo, Julio Sergio sembra aver dimenticato tutto. «A Roma mi trovo bene ha spiegato a Roma Channel , ma dopo essere stato il miglior 3˚ portiere del mondo voglio diventare fra i primi 4-5 dItalia. Ho pensato ad andare via, ma ho resistito. Non sono alto come gli altri, perciò devo essere molto veloce». Spiega il preparatore Pellizzaro spiega: «Se è riuscito a rimanere per tre anni senza giocare, vuol dire che ha un grande carattere. Io non boccio in partenza nessuno». Per questo crediamo alle favole.