La penna degli Altri 22/12/2009 09:50

I cento giorni di Ranieri

E’ al lavoro solo dal 2˚ settembre e già fa qualche scelta drastica. Lascia alcuni giovani a casa, riduce all’essenziale il numero dei convocati, venti, mette in campo solo un attaccante,. Se in classifica la Roma ha ancora zero punti e in due partite già conta sei reti al passivo, la squadra è fragile e bisogna aiutarla. Puntando su gente d’esperienza ( ricordate Burdisso a sinistra, pur di non lasciarlo fuori), e restituendo le certezze nella testa prima che nelle gambe. Con una frase rivolta al gruppo: «Davanti non mi interessa che cosa fate, perché riusciremo sempre a far gol, in un modo o nell’altro; è dietro che vi voglio diversi, perché prendete troppe reti: adesso è lì che dobbiamo faticare quotidianamente per tornare a essere una squadra».

A Siena, Ranieri entra in campo con i suoi giocatori. E’ in mezzo a loro nel riscaldamento. Non sta certo a presentare la partita ai microfoni di Sky, né a chiacchierare con i suoi collaboratori lontano dalla squadra.E’presente a pochi minuti dall’inizio della partita proprio come fa durante la settimana. A Trigoria ogni giocatore ha un pallone tra i piedi. Meglio la tecnica che fermarsi in palestra a lavorare sulla forza. Il primo cambiamento è nella preparazione atletica. C’è da ritrovare la brillantezza e soprattutto da ridurre certe fatiche supplementari che possono portare infortuni o comunque imprevisti. I metodi del Capanna si sposano bene con quelli di Bertelli, l’unico collaboratore di Spalletti rimasto in giallorosso dopo l’addio del tecnico toscano, con il quale non era in piena sintonia proprio sull’eccessivo uso delle macchine in palestra. Capanna aveva conosciuto Bertelli a Firenze e sa che si può fidare.

Al resto pensa Ranieri. La difesa, dicevamo, come punto di partenza. Ma anche l’aspetto psicologico da non trascurare. La Roma è debole come squadra e a livello individuale. Il tecnico non è tenero. Con nessuno. Oggi passa quasi come un sergente di ferro tanto differente dall’uomo garbato che si presenta davanti alle telecamere o quando sta in piedi in panchina durante un incontro. Urla e tanto in campo a Trigoria. E non fa distinzioni tra giovani e senatori. Da tutti pretende il massimo. Sempre. E in più trasmette il suo spirito. La nuova Roma ha un gran bel carattere, come dimostrano le nove rimonte tra campionato e coppe. Diversi calciatori e più di un big hanno uno scambio di opinioni con Ranieri. E’ sempre lui a prendere di petto la situazione. Subito, senza mai rimandare. Chiarendo. E facendo capire che non scarica nessuno. «Io conto su tutti. In campo, però, va chi sta bene». Non forza i recuperi dei giocatori. Così come non utilizza chi si allena male. Okaka, Cerci, Mexes, Menez, Burdisso, Juan, Doni, Cicinho, Taddei, Baptista, Vucinic, Pizarro, Motta, Andreolli, Cassetti e Brighi: con questi sedici giocatori, per motivi diversi, il tecnico ha discusso. Non litigato. Ma ad ognuno ha spiegato il momento personale e delgruppo e la conseguente scelta per la partita in questione.

E le modifiche tattiche, spesso decise guardando l’avversario e gli uomini a disposizione. Basandosi sul 4-4-2, ma senza mai rinnegare il o il rombo. Sempre puntando sull’equilibrio e soprattutto sulla compattezza. «Per essere una squadra». Che sino a qualche settimana fa non vedeva sua. La striscia dei dieci risultati utili ha comunque le sue fondamenta nella difesa. Dove ha speso ore di chiarimenti e approfondimenti. Cose scolastiche per chi da sempre sceglie la linea a quattro, cose nuove per questo gruppo. Che oggi sa. Come muoversi lì dietro, dove andare e come comportarsi. Sempre e contro qualsiasi avversario. In 100 giorni si può.