La penna degli Altri 31/12/2009 12:36

Cicero, Archimede e un british style in regalo

Tutti gli editorialisti del nostro giornale ci stanno dettagliando (perché glielo abbiamo chiesto) che cosa si aspettano da questo benedetto 2010 che da domani metterà il suo piede (speriamo delicato) nei destini della Terra. Cosicché me lo chiedo adesso anch’io, cosa mi aspetterei. E stringi stringi, quello che ne viene fuori è una cosa sola, che in parte assomiglia a quel fine tratteggio disegnato da Fulvio Stinchelli qualche giorno fa. Una Roma di stile. Però, aggiungo, anche nella sostanza, oltre che nella forma e nell’abbigliamento. Magari pure un po’ british. Comunque trasparente. Che non occulta e non si nasconde. Di tutti, insomma.

«Dimenticatemi». E’ sempre sgradevole tornare su quanto scritto (sui giornali) e quanto detto (dai giocatori). Ma adesso ascoltare il buon Cicinho che dispiega per l’ennesima volta ai quattro venti brasiliani e davanti alle telecamere di essere pronto a rescindere il contratto con la Roma, di voler cambiare aria, di voler andare al San Paolo o chissàdove nel suo amato Brasile, quando sul suolo di Trigoria la melodrammatica musica suonata in sala stampa era stata nettamente diversa, fa sempre un certo effetto. Dovrebbe farlo a tutti. Specie se dopo la sinfonietta ti tocca pure sentir parlare di invenzioni giornalistiche, di Archimedi Pitagorici, di cronisti che non sanno fare il loro lavoro. Come se un dèmone furbetto (spiritello malignetto che abbiamo visto diverse volte all’opera, eh?) si impadronisse invariabilmente prima o poi di tutte, ma proprio tutte, le anime di Trigoria. «Dimenticatemi», disse allora il buon Cicinho, capo chino e faccia bastonata. Ispirava quasi tenerezza, quel giorno. Anche perché lo sguardo, pure se basso, parlava a suo modo con parole nettamente diverse da

quelle che uscivano dalla bocca. Lo intuivano pure i sassi.

Dimentichiamolo, vabbè. Anche se certe cosette, certi indici puntati su “certi” giornali (mi spiego meglio, se non si fosse capito bene: parlo del nostro) resteranno nero su bianco nelle pagine e negli angoli della memoria, assieme a tante altre impossibili da cancellare. Però tu, caro 2010, adesso portaci una Roma trasparente. Ma davvero, eh?, una volta per tutte. Tanto nascondere, sotto il cielo di Roma (sotto quello plumbeo di Londra non so), è fatica persa in partenza. E le nostre antenne, che lo si voglia o no, restano sempre dritte. E’ il nostro lavoro, e in sovrappiù ci piace. Lo amiamo. Wishing you a very happy new year. In british style.