La penna degli Altri 08/12/2009 11:25

Cassetti? No, Paride. Gli dei del calcio erano con noi

Anzi, per i primi 45 di minuti avevano tutti fatto un niente e lo avevano chiamato derby. Lo so che neanche lo ricordate più, ma nel primo tempo erano accadute solo due cose: l’infortunio a Mexes e la figura di merda, altrimenti non posso chiamarla, fatta fare a tutta Roma da quelli che sparavano “bomboni”. Non so a quale banda, banda e non tifoseria, appartenessero. So che loro sono convinti di essere tifosi “fomentati”. Una decina di giorni l’anno tutti dicono loro che sono una riuscita mistura tra idiozia burina e criminalità artigiana, gli altri 350 l’anno quasi tutti dicono di loro invece che sono “tifosi che sbagliano”. Le figure da schifo la à le fa anche per questa eterna ambiguità. Poi di tempo venne il secondo, il mezzo derby giocato. Dei laziali non dico, se non del po’ di paura che mi hanno messo e della tanta soddisfazione nel farli perdere la partita forse migliore che hanno giocato da tanto tempo in questo campionato. Dico di noi e comincio con un dire facile: come, perché e per quanto tempo non lo so, però abbiamo un . Vero, sano, solido e pure simpatico. Poi comincio a dir meno facile: i nostri due migliori in campo sono stati Riise e Juan. Adesso dico proprio difficile vista l’aria che tira: smettiamola con acidità un po’ zitellesche sul brasiliano. Tipo: vendiamolo a due euro. E’ un signor giocatore, i brasiliani inutili o arrivati hanno altri cognomi. Vado ancora più sul difficile: io Menez non l’avrei tolto. Avrei tolto Vucinic. Esagero? Beh, forse mi sono montato la testa, anch’io respiro euforia. Brillo no, ma certo un po’ alticcio da improvvisa e sopravvenuta altitudine da classifica. Un punto dal quarto posto e davanti e a fianco squadre che non possono tenere il ritmo, almeno non sembra. Il prossimo appuntamento con una Sampdoria che più sgonfia non si può. Una sola reale avversaria per quel quarto posto: la . E tutto questo “non essendo poi molto diversi da quelli che eravamo prima”, quando il quarto posto ci sembrava un miraggio. Copio, riporto e sottoscrivo le parole di Claudio Ranieri. Non molto diversi perché il gioco scorre ancora fluido come una pasta di “pongo”, resta cioè incollato e stopposo. Non molto diversi perché l’egemonia, il controllo di una partita ancora non sappiamo che sapore ha. Non so se riusciremo mai, almeno quest’anno, ad essere “molto diversi”. Però un po’ diversi sì, lo siamo già diventati. Perché per la prima volta un gol non l’abbiamo preso. Perché abbiamo vinto il derby . Perché rimontiamo le partite. Perché abbiamo passato il turno in Europa. E soprattutto perché possiamo ufficialmente proclamare la definitiva uscita dalla "Grande Depressione".