La penna degli Altri 19/12/2009 11:07
Almeno in Europa un sogno è permesso
Andiamo per ordine. Nei sedicesimi di quella che ora, un occhio al cartello degli abbinamenti, pare davvero una Champions B, avremo come avversario il Panathinaikos. Rischiavamo Liverpool, Atletico Madrid, Villareal, Ajax, Amburgo, Rubin Kazan e chi più ne ha più ne metta. Ci è toccato un oppositore onesto, di grande tradizione (19 campionati e 16 coppe di Grecia), quanto al momento assolutamente abbordabile.
Il Panathinaikos, che gioca in un grande stadio da oltre 70 mila posti, lOlimpico di Atene, davanti ad una popolazione tifosa assai meno calda rispetto ad altri club greci, non è più lo squadrone della seconda metà degli anni 90, che arrivò a sfidare il grande Ajax nelle semifinali di Champions League, e nemmeno quello di oltre trentanni fa, con Puskas in panchina, capace di arrivare addirittura alla finale della coppa Campioni, persa guarda caso ancora con lAjax, allora illuminato dalla classe di Cruyff. Il Panathinaikos di oggi è figlio della grande crisi vissuta a cavallo del 2006 e del 2007, le stagioni in cui ad Atene fece una fugace comparsa anche Malesani: nel giro di due anni ha cambiato padrone (ora è nelle mani di un ambizioso armatore, Nikos Pateras) e negli ultimi mesi anche allenatore, passando dallolandese Ten Cate al greco Nikos Nioplias. Al posto dei grandi di un tempo, qualche simpatico giramondo come Dijbril Cissé, alcuni scarti di club inglesi (Gabriel e Gilberto Silva, prelevati
dallArsenal), persino una promessa mancata come il croato Rukavina. Giusto dire che toccherà rispettarlo, non che sia da considerare particolarmente pericoloso: domani il Parma lo sarà molto di più.
Almeno in Europa così possiamo permetterci un sogno, ferme restando le insidie di un torneo che per arrivare in finale propone qualcosa come 19 ostacoli, oltre un girone di campionato: se scavalcheremo i greci, negli ottavi ce la vedremo con la vincente del confronto tra Standard Liegi e Salisburgo. Non proprio la créme dé la créme del calcio continentale, diciamocelo pure. Bravo Cicoria, di cuore. Ma torniamo a Trigoria, scusate la rima. Ieri
mattina nel centro sportivo intitolato a Fulvio Bernardini, e non più di proprietà del club giallorosso, il presidente Rosella Sensi ha festeggiato con legittima soddisfazione il rinnovo del contratto di Francesco Totti, presentato come "il regalo che tutti volevano e che ci siamo fatti per Natale". Lo stesso capitano si è unito al clima di gioia ringraziando la famiglia Sensi per avergli consentito di realizzare il sogno di restare romanista a vita. Qualche tifoso si sarà magari chiesto perché, in mezzo a tanti abbracci e baci, nessuno dei protagonisti di un matrimonio che andava a ogni costo consumato abbia pensato di ringraziare quanti hanno davvero contribuito alla realizzazione dellevento, con la loro passione e soprattutto con i propri soldi: perdurando il regime di autofinanziamento, sono stati infatti gli stessi tifosi a regalarsi il rinnovo di Totti e, di conseguenza, a regalarlo alla Roma. Non viceversa.
Ma dai, sono dettagli. E Natale, dobbiamo provare tutti a essere più buoni. E allora proviamo a scommettere su una nuova impresa di Ranieri, mai visto così in forma: il Parma gli ricorda quello che è forse il suo vero capolavoro da tecnico, la salvezza materializzata subentrando a Pioli con lo strepitoso finale del campionato 2006-2007; Totti lo conforta dallalto di uno dei suoi tanti record (i 14 gol segnati agli emiliani); la ritrovata impermeabilità difensiva (tre parrite di fila senza subìre reti) lo incoraggia al pari della straordinaria condizione psicofisica del gruppo. La Roma ha insomma la possibilità concreta di chiudere lanno solare con un successo che allunghi la serie positiva lanciata allindomani della batosta di Udine e la consegni finalmente al quarto posto, sia pure in condominio con la bella squadra di Guidolin: sette vittorie e due pareggi tra campionato e coppa.
Minori invece le possibilità potrebbe di vedere la rosa giallorossa rinforzata a gennaio, ben al di là delle speranze di una tifoseria che da diversi anni chiede un attaccante, almeno quello, a Babbo Natale. Le ultime in questo senso non spingono allottimismo. I pochi attaccanti (forse) alla portata costano troppo, a cominciare da quel Toni che a quanto pare guadagna unenormità anche per Moratti; altri sembrano francamente improponibili, se non addirittura inutili; le uscite più recenti della dirigenza romanista, inaugurate da Montali domenica scorsa a Genova, spingono a escludere nuovi arrivi. Rosella in fondo non ha mai detto espressamente che a gennaio sarebbe arrivato un attaccante. Ieri a Trigoria al contrario è stata esplicita: il vero regalo di Natale è Francesco Totti. Ma insomma: i tifosi dovrebbero far festa per un regalo che si sono fatti da soli? Non siamo maligni come al solito, per favore. Almeno per oggi brindiamo e basta. Auguri. Ne abbiamo tutti un gran bisogno.